Mentre i porti italiani sgomitano tra loro per accaparrarsi il business dello smaltimento del relitto, il futuro della Costa Concordia potrebbe essere già scritto. Tra i vari litiganti, sembra sempre più probabile che la nave esaurisca i suoi giorni all’estero, in un porto della Turchia, dopo aver viaggiato a bordo di un gigante ancora più grande di lei: la Vanguard, una nave sommergibile di 275 metri di lunghezza capace di caricare fino a 120 mila tonnellate.
Sarebbe questo bestione, di proprietà olandese e ormeggiato in Corea del Sud, a dover strappare il relitto ai porti nostrani, come suggerisce il pre-contratto già stipulato dalla Costa con l’agenzia che si occupa della Vanguard, la Dockwise. La compagnia avrebbe anche già preso contatti con uno scalo straniero. Palermo sarebbe solo una tappa, Piombino una sconfitta in partenza.
A suggerire la pista esterofila è anche un’analisi elaborata lo scorso aprile da Fincantieri, di cui dà conto oggi il Corriere della Sera, dal titolo: “Analisi tecnico-economica delle ipotesi di gestione del relitto Costa Concordia dopo le operazioni di galleggiamento” (documento che Fincantieri ha elaborato per conto del ministero dello Sviluppo Economico).
Il rapporto parla chiaro: nessun porto italiano è adeguato allo smaltimento del relitto; Palermo può solo accoglierlo, ma non smaltirlo.
Fincantieri ha da tempo manifestato la sua disponibilità ad accogliere il relitto solo per attività connesse al disinquinamento e alla sua messa in sicurezza, per consentire in seguito il trasferimento presso altri cantieri mediterranei specializzati in demolizioni navali, già individuati dai proprietari del relitto.A leggere questo passaggio – scrive il Corsera – “viene il sospetto che la cosiddetta guerra dei porti sulla quale tutti stiamo ricamando sia in realtà soltanto una notevole presa per i fondelli, e che tutto sia già stato deciso”.
Fincantieri, infatti, non è solo proprietaria di fatto del porto di Palermo, principale pretendente delle spoglie del relitto, ufficialmente assegnato a Piombino, dove pure i bambini hanno capito che non finirà mai. È anche il principale partner industriale di Costa Crociere.L’ipotesi più accreditata è che la nave finisca in Turchia, dopo essere passata da Palermo per una ripulita e un po’ di marketing. Il tutto mentre scendono in campo nuovi porti vogliosi di accaparrarsi il relitto (il suo smaltimento – ricordiamolo – è considerato un business da un centinaio di milioni di euro).
Se sulla carta lo smaltimento spetterebbe alla Toscana in quanto materia di competenza regionale, è altrettanto vero che il porto di Piombino non è ancora pronto. I lavori di ammodernamento dovrebbero iniziare a novembre per finire a maggio, ma oltre al pressing dei parlamentari siciliani si è aggiunto anche quello di altri porti (da Civitavecchia a Genova, dove la nave ha visto la luce, passando per Castellamare di Stabbia e Porto Torres).
Considerando che l’operazione di smaltimento sarà interamente a carico della Carnival Corporation (proprietario di Costa Concordia), è facile prevedere come l’ultima parola, alla fine, si deciderà altrove. Secondo La Stampa, oltre al rapporto Fincantieri, Costa Crociere avrebbe commissionato un altro studio per dimostrare che in Italia nessuno scalo è adatto per accogliere ciò che resta della meganave.
Fonte: L’Huffington Post