E’ di questi giorni la notizia che sta per essere smantellata la famosa squadra di Polizia denominata “CATTURANDI” di Palermo. Un gruppo prezioso, capace di scovare latitanti del calibro di Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Vito Vitale, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Bernardo Provenzano, sino agli ultimi arresti di Domenico Raccuglia e Gianni Nicchi.
Da diciotto elementi ora passano a dieci, per il momento. I vertici della Polizia, Questore di Palermo e Capo della Polizia in primis, giustificano questa decisione dal fatto che… udite udite… non ci sono molti mafiosi da cercare. Forse andrebbe precisato che non ci sono molti mafiosiconosciuti da cercare, questo non significa che non ve ne siano, anzi.
Questi uomini sono eroi veri, non si conosce chi effettivamente si cela dietro quei passamontagna, ma sono lì per noi, per difendere lo Stato, quello Stato siamo noi cittadini. Lo fanno con sacrificio, a volte della propria vita, per difendere la legalità. Sono sconcertato del fatto che sia stata presa una decisione così assurda, forse perché sto scrivendo una storia romanzata che parla anche di loro. Come credo capita a tutti gli scrittori, mi sono immedesimato nei personaggi a tal punto che mi pare persino di conoscerli. A modo mio condivido le loro storie, vivo i loro drammi quotidiani, le paure e le delusioni come le gioie quando si raggiungono dei risultati importanti e positivi.
Con il romanzo SQUADRA ANTIMAFIA – I “Lupi” di Palermo racconto la storia di uno della squadra antimafia di Palermo, parlo anche e spesso della CATTURANDI quale struttura vitale per la lotta alla Mafia. Parlo del personaggio principale, il commissario Matteo Alfonsi (già “incontrato” su DELITTI AL CASTELLO) che, seppur inventato, mi fa rivivere i tragici momenti dei primi anni ’90, periodo di stragi mafiose e gravi perdite di molti servitori dello Stato, pensando come credo facesse uno di loro in quel periodo e situazioni. La storia si basa su Alfonsi che, appena trentenne, entra nella famigerata e blasonata squadra Antimafia di Palermo e viene considerato un “pivello” ma che, negli anni, acquista fiducia in se stesso, diventa sempre più abile fino a quando ne diventa il capo indiscusso, adorato dai colleghi quanto temuto dalla Mafia che, lui e i suoi uomini, perseguita pesantemente. Conosco uno della CATTURANDI, so cosa rischia e come vive a causa del suo lavoro, il riserbo con cui deve necessariamente convivere, anche a costo di sacrifici personali e della sua famiglia. Per questo credo di sapere ben interpretare gli stati d’animo di costoro per farli comprendere poi al lettore.
SQUADRA ANTIMAFIA – I “Lupi” di Palermo non è un giallo classico, dove il poliziotto buono sconfigge il bandito cattivo, bensì la storia personale di un uomo e dei suoi amici colleghi, come anche quelli della CATTURANDI, che “tentano” di lottare contro un nemico indicibile. Anno dopo anno si raggiunge qualche risultato, ma ci si rende subito conto che non si vince mai contro la Mafia, almeno non completamente.
Nel romanzo, quindi, racconto la storia di uomini e donne impegnati contro la Mafia, narro le loro vite giornaliere, i loro timori, le ingiustizie, i pericoli, le gioie e i dolori. Storie di persone “normali”, storie di eroi, con i propri limiti umani che non li rende supereroi, ma persone che hanno un compito gravosissimo quanto rischioso.
Sono ancora impegnato nella stesura del romanzo, ma la notizia dello smantellamento della squadra CATTURANDI mi spinge a rendere loro un piccolissimo tributo. Per cui, sarà a loro che dedicherò SQUADRA ANTIMAFIA – I “Lupi” di Palermo.
Qui il comunicato del sindacato di Polizia SIAP.