«Ma è una ragazza!»
«Che Bella!»
«Vi ricordo che l’ho trovata io» disse Jo Gambecorte sfregandosi le mani soddisfatto.
«Vi ricordo che io sono il Capitano!», Smargiasso bloccò Jo mettendo a freno ogni suo entusiasmo. «Qui ogni cosa mi appartiene! Io ho avuto il coraggio di aprire la cassa! Voi eravate intimoriti da stupide superstizioni! Io sono la mente! Voi gli stolti!»
Smargiasso guardò la ragazza adagiata nel baule, «Non sarà morta, vero?»
«A me va bene anche morta!»
«Che schifo!» reagirono i compagni alla spregevole battuta di K. Mortimer. Si becco una serie di schiaffi e spintoni per quella caduta di stile. K. Mortimer era così, terribilmente attratto dal macabro. Spesso Smargiasso aveva desiderato buttare giù dalla nave quell’orrendo avvoltoio, ma le sue avventure avevano drasticamente ridotto la ciurma, non poteva fare a meno di Mortimer, il suo decimo uomo.
La ragazza mosse leggermente la testa. «È viva!». Capitan Smargiasso la prese in braccio per tirarla fuori dal baule, poi la poggiò a terra, tenendole alta la testa prese a sventolarle aria con il suo cappello. La ragazza aprì gli occhi. Un goccetto di rum, come suggerì Doc, fu decisivo a farle riprendere conoscenza.
Con tutte quelle brutte facce che la osservavano con curiosità, la giovane si spaventò moltissimo e cercò di rimettersi in piedi in tutta fretta.
Smargiasso si alzò con lei, rimise il cappello e s’impettì per fare bella figura. La giovane lo fissò con uno sguardo limpido e impaurito come quello di un cerbiatto. Smargiasso quasi si commosse davanti a tanta innocenza, si tolse il cappello e le baciò la mano. Questi i pochi gesti da cortigiano che conosceva, fatti con molta enfasi, quasi a far notare che non erano di suo uso comune ma si stava sforzando per adeguarsi al rango della fanciulla.
«Signorina, lei è nostra gradita ospite! Ci racconti tutto. Cosa ci faceva in quella cassa?»
La ragazza tirò un gran sospiro, si fece coraggio e parlò: «Mi chiamo Isabelle. Vengo da quel castello sulla costa. Da qui si nota appena, sono illuminate le torri. Dei pirati della peggior specie…». Si guardò attorno preoccupata, forse quelle non erano le persone più adatte per ascoltare la sua storia, e il tono sprezzante con cui aveva pronunciato le ultime parole poteva averli offesi!
«Continui pure» la incoraggiò Smargiasso, «Siamo dei pirati ma anche dei gentiluomini all’occorrenza».
La ragazza non aveva molta scelta, confidò nella sua buona stella che già l’aveva condotta in salvo su questa nave, doveva avere fiducia. «Dei pirati hanno preso il mio castello e tengono prigioniero mio padre. Noi proteggiamo una copia del sigillo reale, se finisse in cattive mani, voi capite… Nostro dovere è difenderlo anche a costo della vita. Mio padre non temeva per la sua, era pronto a perire trafitto dalla spada di quel pirata, ma quando quel terribile uomo ha capito che mio padre era l’unico che poteva rivelargli dov’è nascosta la chiave per accedere al sigillo, per farlo parlare l’ha sottoposto a ogni tortura! Infine l’ha minacciato: mi avrebbe chiuso in un baule e buttata in mare se non parlava.»
«A quel punto vostro padre avrebbe dovuto parlare…»
«No, gli ho detto io stessa che avrei avuto più speranze in un baule tra le onde del mare che restando in quel castello assediato da nemici!». Saggiamente evitò di usare il termine “pirati” per non irritare i presenti.
«Già, così è stato! Meglio di ogni aspettativa! Noi la aiuteremo. Vero?»
La ciurma non si mostrò altrettanto entusiasta. «Un momento, chi ha preso il castello?» domandò il Guercio facendosi portavoce dei compagni.
«Capitan …Trucido, mi sembra» bisbiglio Isabelle sperando che questo non fosse un problema insormontabile.
La rivelazione sollevò un certo brusio, probabilmente ne avevano sentito parlare, e avevano motivo di temerlo.
«Perché aiutarla? Cosa ci guadagniamo?» chiese lo Storpio.
«Come sei venale!» replicò Smargiasso atteggiandosi da gran signore. «Un compenso ci sarà dato dal padre quando le porteremo la sua figlioletta!» mormorò tra i denti verso la ciurma, per poi rivolgersi alla giovane: «Non è per soldi che accettiamo quanto per pura cavalleria!».
In quel momento i pirati capirono che il loro Capitano aveva perso la brocca per Isabelle e non ci sarebbe stato verso di fargli cambiare idea, toccava prepararsi per una nuova avventura.
«Avanti miei prodi! Avviciniamoci alla costa! Nascosti in quell’insenatura non ci vedranno e avremo modo di organizzarci. Un giorno di tempo! Attaccheremo domani notte. Affinché il mio piano funzioni alla perfezione, Isabelle, mi descriva il suo castello…»
«Domani notte? Speriamo di fare in tempo. Povero papà!»
«Non si preoccupi, andrà tutto secondo i piani!» la prese sottobraccio e la portò con sé. «Chef, preparaci qualcosa. Le piace la cucina francese? Deve sapere…»
Capitan Smargiasso era un fiume in piena, pronto a raccontare qualsiasi cosa pur di conquistare Isabelle.
Chef, cuoco francese ma anche abile spadaccino, arrangiò una cena discreta con quel poco rimasto nella stiva. Il giovane mozzo, stanco e svogliato, riuscì a non fare troppi danni come cameriere.
Con una certa invidia da parte della ciurma, Capitan Smargiasso, non solo si riempì lo stomaco con qualcosa di diverso della solita brodaglia, ma poté stare da solo con la dolce Isabelle. Naturalmente si finse più galantuomo di quello che era. Sforzandosi di ricordare il galateo, incappò in gaffe clamorose, ma Isabelle, per delicatezza, evitò di farglielo pesare.
Per Capitan Smargiasso era difficile non restare affascinato da tanta grazia e femminilità. La desiderava, ed era sicuro che anche lei provasse lo stesso. Il Capitan Smargiasso era giovane, belloccio e ancora intero a differenza degli uomini della sua ciurma senza mani, gambe, occhi e denti. Non gli mancava niente, ma per sembrare ancor più prestante tratteneva il fiato per ridurre la pancia e gonfiare il petto virile.
La fanciulla lanciava occhiate maliziose che facevano ben sperare il Capitano.
Smargiasso già immaginava il suo futuro. Attaccare il castello non sarebbe stato difficile, si sarebbero mossi agili e silenziosi come ratti nella notte. Grazie al fattore sorpresa, le sentinelle sarebbero state bloccate in un batter d’occhio: stordite a suon di cazzotti o, se necessario, infilzati come polli. Con sprezzo del pericolo avrebbe raggiunto Capitan Trucido, dato a quel vecchio pirata la lezione che meritava e liberato il padre della sua amata Isabelle conquistando definitivamente il suo cuore. Per riconoscenza il padre della giovane l’avrebbe riempito d’oro e concesso la mano di sua figlia. Sposando Isabelle sarebbe diventato il padrone del castello. Per la dolce Isabelle, fanciulla innocente e raffinata, Smargiasso era pronto a cambiare. Riservandosi però un’ultima possibilità: se la vita nel castello si fosse rivelata troppo noiosa, avrebbe ripreso il mare, la sua sposa non poteva biasimarlo era un pirata, poteva forse aspettarsi fedeltà eterna?
Il Capitan Smargiasso, preso dai suoi sogni a occhi aperti, finì per passare la notte sdraiato davanti alla porta della sua cabina, in difesa dell’onore della sua futura sposa.
Gli uomini riposavano ancor più tranquilli e sicuri di Smargiasso. Non avevano dubbi riguardo alla facile riuscita del piano. Avere la gentil donzella con loro sarebbe stato d’aiuto: raggiunte le prigioni e liberate le guardie e i servi di lor signori, avrebbero superato di numero le forze di Capitan Trucido e vinto. Nella peggiore delle ipotesi Smargiasso sarebbe morto e loro si sarebbero uniti alla ciurma di Capitan Trucido senza troppi rimpianti.
(continua...a domani!)