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Smart clouds spacciate per cirri: un esempio di disinformazione abbinata ad ignoranza

Creato il 17 maggio 2014 da Straker
Smart clouds spacciate per cirri: un esempio di disinformazione abbinata ad ignoranza
La disinformazione è, tra le altre cose, sinonimo di ignoranza. In un suo recente scartafaccio, “Cirri scambiati per scie chimiche”, l’”esperto” Angelo Ruggieri, crede di poter dimostrare che la copertura artificiale del 13 maggio scorso [1], quando l’Italia era coperta da un intrico fittissimo di scie chimiche in espansione, erano dei cirri (sic). I cirri sono nubi di alta quota, formati da cristalli di ghiaccio e che di solito anticipano delle perturbazioni. Affinché si generino l’aria deve essere molto fredda.
Inutile ribadire che la spaventosa trama chimica tessuta dagli aerei civili e militari intenti a rilasciare composti tossici non ha alcuna attinenza con i cirri, come più volte dimostrato. Eppure l’ineffabile autore, non sapendo più a che santo votarsi, per normalizzare il tutto, scova un quadro del pittore romantico John Constable (1776-1837) in cui sono dipinte delle nuvole sottili. Orbene, in primo luogo in tutto il repertorio iconografico dell’artista, l’opera esibita dal Nostro è una delle pochissime in cui sono rappresentati dei cirri, mentre Constable ritrae quasi sempre altocumuli, cumuli, cumulonembi, strati etc, ossia tutte quelle formazioni oggi rarissime, poiché sbranate dalle sostanze igroscopiche.
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Stranamente da alcuni anni, con tutti i valori di temperatura ed umidità (il 13 maggio scorso avevamo una UR del 7% ad 11.000 metri di quota), si formerebbero solo cirri: è inverosimile. Ancora: Constable non è un fotografo e rappresenta il cielo per mezzo di uno stile atmosferico che tende a schiacciare gli oggetti della composizione di cui valorizza gli aspetti cromatici, luministici e tonali rispetto ad una realistica scansione prospettica dei piani e delle distanze. E’ per questa ragione che i cirri sembrano aleggiare ad altitudine non elevata.
Non dimentichiamo le differenze morfologiche: le smart clouds (espressione coniata nel 1995 dall'U.S.A.F.) hanno sembianze innaturali, spesso con grotteschi artigli ed uncini. Filtrano la luce solare, tendono a diluirsi in un’”ovatta” biancastra alla quota dei cumuli, dissolvendoli, mentre i cirri veri hanno configurazioni delicate, non si espandono in aloni foschi, sono trasparenti alla luce e si trovano ad alta quota.
E’ vero, come scrive Ruggieri, che Constable aveva già capito tutto; purtroppo è il nostro meteorologo a non aver capito un emerito iota. Se ci si vuole cimentare in un’analisi di un’opera d’arte, bisogna possedere gli strumenti culturali per evidenziarne i valori stilistici e compositivi. Sono strumenti e conoscenze che Ruggieri non ha neppure a livello embrionale. Certo, non è l’unica carenza: scrive “dà” (verbo) senza l’accento, ma questo è un peccato veniale, mentre l’obiettivo di disinformare è imperdonabile.
[1] Il fenomeno osservato sull'Italia il 13 maggio 2014 risulta, per quel giorno, unico. Infatti le mappe satellitari N.A.S.A. non evidenziano alcun intervento di geoingegneria clandestina in tutto il globo, eccetto che sulla nostra penisola. E' dunque interessante valutarne i motivi.
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