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Smart Working

Creato il 30 ottobre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

smart_workingVi piace scambiare chiacchiere e battute con i colleghi, oltre alle solite informazioni sul lavoro? Trovate divertente la pausa nell'area relax per un caffè o una sigaretta, in compagnia?

Apprezzate, in un certo qual modo, il tragitto da casa al lavoro, ascoltando la radio in macchina o inforcando le cuffie, quando salite su autobus/metro/treno, magari dando uno sguardo ai vostri social network o semplicemente leggendo il giornale?

Oppure trovate che le ore, passate in viaggio verso l'ufficio, siano una pura e semplice perdita di tempo, oltre che di denaro? Fareste volentieri a meno di caffè&sigaretta con i colleghi, pur di avere maggiori comodità e meno stress?

Insomma, preferite passare la giornata in ufficio o se ne aveste la possibilità, lavorereste da casa?

Il telelavoro, sembra, non aver mai entusiasmato gli italiani, tanto che, fino al 2013 almeno, illavoratori online erano meno del 5% e le stesse imprese non erano molto propense a farvi ricorso. Ma la crisi aguzza l'ingegno, costringendo i datori di lavoro ad esplorare nuovi orizzonti, per milgiorare – e di conseguenza, risparmiare – la propria organizzazione interna: secondo uno studio del Politecnico di Milano, infatti, nel 2015, il 17% delle aziende sta preparando progetti di smart working (o lavoro agile o telelavoro, che dir si voglia), mentre un altro 14% è in "fase esplorativa".

Lo stesso Governo sembra essersi accorto del fenomeno in crescita, tanto da aver deciso di preparare un apposito disegno di legge, formato da 9 articoli e connesso all'ultima Legge di Stabilità, proprio per regolamentare la materia.

Tanto per cominciare, si può parlare di smart working solo in presenza di un accordo, scritto e siglato, tra azienda e lavoratori interessati (prevista, quindi, la volontarietà), secondo tempi e modalità stabiliti dall'accordo stesso.

Spetta, poi, all'azienda procurare il necessario per svolgere la mansione (pc, connessione internet, ecc.), a meno che il lavoratore non utilizzi strumenti propri, fatte salve tutte le varie leggi sulla privacy.

Per il resto, non c'è molto altro di diverso dai soliti contratti: il (tele)lavoro può essere a tempo determinato od indeterminato; non ci sono differenze di salario; sono riconosciuti sia le pause che gli infortuni e cosa sicuramente più allettante per le imprese, saranno riconosciuti degli sconti fiscali. Ovviamente, però, ci sono pro e contro.

E' vero che diminuscono le spese (niente costi di spostamento) e lo stress (niente mattine imbottigliati nel traffico) e si ha maggiore libertà nell'organizzare la propria giornata lavorativa, ma è anche vero che, stando troppo connessi da casa, si rischia di non avere più orari e di sacrificare troppo tempo libero.

Secondo uno studio della Randstad, società di selezione del personale, già oggi il 67% dei lavoratori italiani si rende reperibile anche al di fuori dell'orario di lavoro, contro una media europea del 57%. Inoltre, l'isolamento dai colleghi rischia di danneggiare la qualità stessa del lavoro, non avendo più nessuno, a diretto contatto, con cui confrontarsi e scambiare informazioni ed idee.

Insomma, non è tutto oro, quel che luccica, ma lo smart working sta prendendo sempre più piede, anche se, per ora, solo le grandi aziende stanno mostrando il loro interesse, mentre le PMI sono ancora diffidenti (solo il 5% ha avviato progetti di lavoro agile).

Siamo di fronte all'ennesima rivoluzione del mondo del lavoro?

Danilo


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