Lo Smart Working è entrato definitivamente nel vocabolario del lavoro italiano. Chiamato dal Governo "Lavoro Agile" (vedi l'ultimo disegno di legge), questo patto "libertà per produttività" è già diventato familiare all'opinione pubblica del Paese, che si è dimostrata generalmente ben ricettiva e favorevole.
«Puoi lavorare dove vuoi» è un concetto semplice e immediato. Ma né semplici né immediate saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, della popolarità dello Smart Working.
A inizio anno, il Sole 24 Ore sottolineava lo scarso interesse dei giovani per il "posto fisso", interessati soprattutto a viaggi e orari di lavoro equilibrati. Cambieranno idea, ora che il "posto fisso" si potrà adattare a ogni esigenza? Considerando quanto i ragazzi italiani manchino di orientamento – e quanto poco conoscano il mondo del lavoro – probabilmente sì, le loro opinioni sono destinate a cambiare. Le ultime indagini rischiano di essere già obsolete.
Freelance, on demand-economy e startup sono le tre parole chiave del lavoro futuro, secondo il blog di De Biase. Ed è vero, l'economia tende a vedere nel lavoro un rapporto da attivare ed estinguere a seconda dell'esigenza del momento, on demand, appunto. Facile che lavoratori autonomi, anche non professionali, o startupper vadano a colmare le esigenze di altre persone a intermittenza, senza costituire rapporti di lunga durata. Il lavoro a tempo indeterminato non sparirà, ma non sarà più la modalità dominante di svolgimento del lavoro. Il lavoro sarà sempre più lavoro di frontiera, in zone grige dove il concetto di "contratto di lavoro" non sarà più lo strumento legislativo perfetto per regolare la relazione domanda-offerta di lavoro.
Ed ecco lo Smart Working, che cambia, in modo sottile ma determinante, questa prospettiva. Come dicevamo, il lavoro a distanza impone un ripensamento. Stipendio a ore, cartellino, controlli sulla prestazione (e non sul risultato), vita da ufficio vanno rivisti. Retribuzione sul risultato, orari liberi, controlli molto blandi potrebbero essere la realtà di quello che una volta era il lavoro d'ufficio. Perché essere freelance quando il datore di lavoro diventa poco più di un intermediario con il cliente? Ottimi commenti dicono che il disegno di legge sullo Smart Working non basta: i cambiamenti sono troppo profondi, le novità di legge non abbastanza incisive.
Non pensiamo solo ai giovani. Le esigenze di Age Management (la gestione delle prestazioni lavorative di lavoratori aziani) sono altrettanto forti. Chi se ne occupa ha già preso in considerazione lo Smart Working. Più avanzano di età, più i lavoratori tendono a dover conciliare le esigenze di carriera – e generalmente di maggiori responsabilità – con la cura di figli a carico e genitori non autosufficienti. Lavoratori agili per forza, insomma.
Domani l'hashtag #LavoroAgile16 campeggerà su ogni tweet list. La giornata nazionale del Lavoro Agile di Milano sarà un'occasione per discutere, dal vivo ma soprattutto in rete, di un fenomeno che non può e non deve essere sottovalutato. Tantissime le sigle che promuovono l'evento: ABI, AIDP, Anci Lombardia, Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, CGIL Milano, CISL Milano Metropoli, UIL Milano e Lombardia, SDA Bocconi School of Management, Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, Valore D.
Ci auguriamo che nel dibattito trovi spazio anche una piccola provocazione. Il telelavoro è praticamente fallito perché nessun uomo è un'isola e nessun lavoratore vuole essere isolato dai colleghi. Incontri casuali, pause pranzo, amicizie sono un corollario irrinunciabile a lavoro e relazioni professionali. È un peccato perdere questo ventaglio di "piaceri" e opportunità. Ce la farà il lavoratore agile ad essere più smart che isolato?
Simone Caroli