Alcune di queste bufale mi fanno venire in mente quei meccanismi di diffusione delle notizie tipiche del medioevo e dintorni, quando l’esistenza di draghi, streghe, untori non veniva messa in discussione e il fatto che esistessero decine di teste di Giovanni Battista nei reliquari del mondo cristiano non destava alcun sospetto. Ma erano altri tempi, quando l’alfabetizzazione era quasi nulla ed era difficile verificare le notizie.
Nell’era di Internet le notizie viaggiano velocemente, in alcuni casi in tempo reale, ed il livello di alfabetizzazione è generalmente cresciuto di molto rispetto al medioevo. Nonostante ciò, con l’informazione a portata di mano, questa forma di “credulità” continua ad attecchire e ci troviamo periodicamente a rivedere catene di Sant’Antonio, anche a distanza di anni, nella nostra casella di posta elettronica, magari con qualche piccola variante, giusto per non essere monotone.
Eppure non dovrebbe essere così difficile smascherare una bufala. Nella maggior parte dei casi può essere fatto in tre semplici passi.
Passo 1. Il sospetto.
Quando si riceve una notizia occorrerebbe attivare quella funzione, ormai sempre meno di moda, che è il buon senso. Più una notizia è sensazionale, maggiore deve essere il dubbio che possa essere vera. Insomma, ogni notizia ha un certo livello di credibilità e una notizia che ha dell’incredibile, probabilmente lo è per davvero.
Molte bufale, però, puntano sulla sensibilità di chi la riceve. Sono le bufale che riguardano casi umani, spesso di bambini, e si sa, l’uomo non è di legno… Un noto esempio di questo tipo di bufala è il caso di Valentin.
Prima di credere ciecamente a quanto vi arriva sulla casella di posta chiedetevi sempre se può trattarsi di una bufala. Il sospetto sia con voi.
Passo 2. La verifica.
Una volta che ci si è posti il problema dell’attendibilità del messaggio che abbiamo ricevuto, dobbiamo verificare la nostra ipotesi. Come fare?
Nella maggior parte dei casi non siamo stati noi i primi a ricevere quello specifico messaggio. Altri prima di noi lo avranno ricevuto e con molta probabilità qualcuno ha già indagato e verificato se si tratta di una bufala o meno e può darsi anche che abbia già pubblicato un resoconto.
Esistono, ad esempio, dei servizi antibufala molto autorevoli (Attivissimo, Leggende metropolitane, Centro per la raccolta delle voci e le leggende contemporanee) su cui informarsi per verificare l’attendibilità di quello che abbiamo ricevuto.
Se non troviamo il nostro messaggio tra quelli catalogati su questi siti, possiamo fare una ricerca con un qualsiasi motore di ricerca inserendo una porzione caratterizzante del contenuto del messaggio. In questo modo abbiamo la possibilità di individuare se qualcuno in rete ha già discusso sull’attendibilità del messaggio, magari in forum o blog.
Passo 3. La conferma
Nella maggior parte dei casi il passo due dovrebbe essere sufficiente per smascherare una bufala. Ma se non avete trovato nulla in rete, non è ancora detto che non si tratti di una bufala. Può darsi che siete stati così (s)fortunati da essere tra i primi a ricevere il messaggio.
La cosa da fare in questi casi è chiedere conferma. Ad esempio, se nel messaggio si parla di una persona, di una clinica o di un’azienda specifica, sarebbe opportuno chiedere conferma direttamente a chi sembrerebbe coinvolto. Attenzione però, questa azione andrebbe fatta soltanto quando la catena di Sant’Antonio è all’inizio, per evitare di infastidire il malcapitato oggetto dello spam.
Un altro modo di chiedere conferma consiste nel sottoporre ad un amico esperto nella materia oggetto della notizia per capire se quello che viene indicato nel messaggio possa essere plausibile.
Questi tre passi dovrebbero consentire di individuare una bufala e di bloccare il propagarsi di notizie prive di fondamento. Il problema è che probabilmente spesso si vuole credere alle notizie che circolano o si vuole soltanto stare a posto con la propria coscienza, pensando che tanto l’inoltro di un messaggio non fa male a nessuno, anche se il contenuto non fosse vero…