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Smettiamola con il linguaggio di Berlusconi!

Creato il 19 luglio 2010 da Samuelesiani

Detesto Berlusconi, ma detesto soprattutto la cultura di cui lui è il primo rappresentante: quella del cafone arricchito, delle e dei giovani ambiziosi che circondano il potente, dei lacché, delle battute volgari, dei premi dati da dipendenti e servi. Della televisione che spegne il cervello e scalda i calzoni. Ma non solo questo. Detesto il linguaggio di Berlusconi e se c'è una cosa che mi fa provare una gran pena  per il nostro paese è notare come questo abbia fatto presa anche sul linguaggio dei media e sia diventato quotidiano. Prima di Berlusconi si usava il dannatissimo, disgustosissimo scendere in campo, questo rendere la politica una partitella tra amici o tra ricchi compratori di partite? Oggi lo usiamo per ogni cosa: si scende in campo, ormai anche per andare a fare la spesa. I lavoratori della cultura scendono in campo. Gli insegnanti scendono in campo. Anche il CSM scende in campo... Da un po' di tempo, un'altra parola è stata sputtanata (o meglio, dopo che l'ha usata il sultano è diventata oro sulla bocca dei sudditi, sì, ma anche di chi tanto lo disprezza). Parlo del termine popolo, che accompagna quell'altro termine, libertà, che con questa gente ha il significato  di obbligo a seguire il padrone o i dogmi della chiesa, etc.; popolo non come cittadino responsabile e critico, ma suddito o pubblico (per dirla alla Bonino). Oggi un termine di per sé complesso come popolo è stato pienamente sdoganato e replicato e di nuovo da chi dovrebbe essere l'alternativa o comunque dall'altra parte: popolo viola, il popolo delle carriole e da oggi... il popolo dell'acqua.. In tutto questo ci leggo un continuo omaggio. Un continuo riconoscimento del fatto che uno degli uomini più mediocri mai nati in Italia ha segnato non solo la cultura grazie ad una serie di artifici ed aiuti, ma pure la lingua italiana. Insomma, ha fatto scuola. E no, perdio, questo no. E allora voltiamo pagina, per favore. E per ripartire, ripuliamo la nostra bella lingua dalle sue nefaste influenze e diffidiamo di tutti quelli che, anche quando si dicono contro, citano in realtà, la voce del padrone. 

 


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