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Trama: Pietro ha superato i 30 anni, vive in un appartamentino con la fidanzata e, nonostante la laurea presa a pieni voti, si barcamena per sopravvivere come i suoi migliori amici. Quando però la sua ricerca non ottiene il finanziamento e si ritrova a spasso dopo anni di sacrifici, Pietro decide di mettere a frutto i suoi studi per mettere sul mercato una potentissima e legale droga sintetica...
Lo ammetto. Non ero scettica appena mi sono seduta in poltrona... di più! Ero quasi tentata di uscire, presa da un unico pensiero: "Oddio, sarà una schifezza. Oddio, sono le 22.10, mi addormenterò. Oddio, ma come ho potuto venire a vedere un film ITALIANO diretto da un emerito sconosciuto che ha lo stesso nome dei protagonisti dei finti trailer di Maccio Capatonda?". Poi sono arrivati, nell'ordine, una voce fuoricampo stranamente intellegibile, un colpo di arma da fuoco e la divertentissima Why Don't You Get a Job degli Offspring e sono riuscita a rilassarmi e godermi questo carinissimo Smetto quando voglio, un modo particolare e simpatico di affrontare la triste realtà di noi sfigatissimi laureati thirtysomething. Le situazioni in cui si trovano i protagonisti, volutamente paradossali e portate agli estremi ma nemmeno poi tanto, sono quelle che pendono come una spada di damocle sulla testa dei troppi che, per parafrasare Sermonti, hanno "fatto un errore di gioventù" e si sono imbarcati nell'impresa di ottenere lauree prestiGGiose in ambito accademico ma assolutamente inutili in campo pratico, vedendo così infranti sogni di gloria e persino esistenze mediamente dignitose: glottologi, economisti, antropologi, archeologi, biologi, chimici, si ritrovano in mezzo a una strada e privi dell'esperienza lavorativa (o di vita) richiesta in quest'italietta dove contano solo le amicizie in alto, le leccate di culo, la bellezza e l'ignoranza. Ignoranza a palate. Non a caso, l'unica via di fuga per i poveri, sfigatissimi protagonisti è alimentare quest'ignoranza colossale immettendo sul mercato una nuova, potente, costosissima e legale droga, mandando al diavolo tutto quello che li rendeva umanamente "unici" e "superiori" e trasformandosi gradualmente nella peggio feccia cafona della società, con inevitabili conseguenze.
La sceneggiatura di Smetto quando voglio mescola quindi le maschere tipiche della commedia all'italiana con suggestioni consapevolmente derivate dai cliché d'oltreoceano ("Cosa siamo, in una serie americana?"), dialoghi realistici, gag ininterrotte e battute al fulmicotone in un mix frizzante e piacevole. La storia, per quanto a tratti sia abbastanza prevedibile, è popolata da personaggi troppo simpatici e sfigati perché lo spettatore non si identifichi immediatamente con almeno uno di loro, conseguentemente si ha il desiderio di sapere come andrà a finire e l'attenzione non viene mai meno; la sceneggiatura perde purtroppo un po' di freschezza verso le ultime battute, più che altro perché sembra prendere una svolta oscura e grottesca che poi non viene imboccata, preferendo rimanere nei binari più sicuri di una risoluzione dolceamara. Personalmente avrei preferito qualcosa di più simile a Cose molto cattive, invece anche Smetto quando voglio, come già succedeva con Nero bifamiliare, carbura a mille fino a un certo punto per poi sgonfiarsi e lasciare lo spettatore un po' più "sanguinario" (come la sottoscritta) a bocca asciutta e leggermente DIluso; probabilmente, se il film avesse osato maggiormente a quest'ora starei gridando al miracolo, anche perché la messa in scena mi ha stupita parecchio.
Aspettandomi il solito prodotto italiota medio con una regia televisiva o quasi sono rimasta folgorata dalla dimestichezza di Sydney Sibilia con la macchina da presa e, soprattutto, dall'uso di una fotografia sfocata e zeppa di colori fluo o carichissimi, come se l'intero film mostrasse il punto di vista di una delle vittime della droga spacciata dai protagonisti. Un altro punto a favore, poi, sono gli attori! Pur utilizzando a piene mani un accento romanaccio, si sente e si vede che questa gente sa recitare (incredibilmente ho capito OGNI. SINGOLA. PAROLA. altro che la Solfrizziana confusione tra euro ed ora!!) e si capisce anche che i cambiamenti a cui vanno incontro i personaggi nel corso del film non sono dovuti solo all'abilità di costumisti e parrucchieri ma soprattutto, e giustamente, alla bravura degli interpreti! Paradossalmente quello che mi è piaciuto di meno è il protagonista Edoardo Leo, forse più per colpa della logorroica ameba da lui interpretata, mentre i caratteristi un po' più in ombra come Paolo Calabresi, Valerio Aprea, Lorenzo Lavia e il gigantesco, meraviglioso Stefano Fresi strappano la risata e l'applauso ad ogni loro apparizione. Grandissimo il cameo di Neri Marcoré, assolutamente convincente nella prima parte della sua apparizione nei panni di supercattivo (un po' meno nella seconda, dove traspare maggiormente la natura "amichevole" dell'attore sotto il personaggio), mentre purtroppo il film risulta un po' carente nel reparto femminile, sia per la caratterizzazione dei personaggi (la fidanzata del protagonista è odiosa ed incoerente fino all'ultimo) sia per quel che riguarda la scelta delle attrici. Insomma, come avete potuto intuire Smetto quando voglio non è un capolavoro e non è esente da difetti, tuttavia per essere un'opera prima è piacevolissimo, divertente e particolare. Spero che Sydney Sibilia faccia strada e che ci riprovi presto con una storia più coraggiosa e particolare, in grado di svecchiare lo stantìo panorama cinematografico italiano che, per inciso, avrebbe più bisogno di commedie come questa invece che dei soliti film fatti con lo stampino o cuciti sui comici televisivi del momento...
Sydney Sibilia è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Salernitano, ha all’attivo tre corti e Smetto quando voglio è il suo primo lungometraggio. Anche produttore e attore, ha 32 anni.
Edoardo Leo interpreta Pietro, il protagonista. Romano, ha partecipato a film come To Rome With Love, Tutta colpa di Freud e a serie come I ragazzi del muretto, Il maresciallo Rocca, Don Matteo, Un medico in famiglia, I Cesaroni e Romanzo Criminale - La serie. Anche sceneggiatore e regista, ha 42 anni e due film in uscita.
Paolo Calabresi interpreta Arturo, l’archeologo. Romano, anche inviato de Le iene, ha partecipato a film come Il talento di Mr. Ripley, Nessuno mi può giudicare, Boris – Il film, Diaz – Don’t Clean Up This Blood, Tutta colpa di Freud e a serie come Boris. Ha 50 anni.
Libero De Rienzo interpreta Bartolomeo, l’economista. Nato a Napoli, ha partecipato a film come Asini, Santa Maradona, La kryptonite nella borsa e Miele. Anche regista e sceneggiatore, ha 35 anni.
Pietro Sermonti interpreta Andrea, l'antropologo. Romano, lo ricordo per film come Boris - Il film; inoltre, ha partecipato a serie come Carabinieri, Elisa di Rivombrosa, Un medico in famiglia e Boris. Ha 43 anni.
Neri Marcoré interpreta er Murena. Marchigiano, lo ricordo per film come Ravanello pallido, La seconda notte di nozze, Lezioni di cioccolato e The Tourist, inoltre ha partecipato a serie come Un medico in famiglia e Tutti pazzi per amore. Ha 47 anni e un film in uscita.
Valeria Solarino interpreta Giulia. Venezuelana, ha partecipato a film come La febbre, Manuale d'amore 2, Vallanzasca - Gli angeli del male e Manuale d'am3re. Ha 34 anni.
Tra gli altri attori segnalo anche la presenza di Valerio Aprea (Mattia, già visto in Boris), Stefano Fresi (Alberto, gia visto in Romanzo Criminale) e Lorenzo Lavia (figlio di Gabriele Lavia, interpreta Giorgio). Detto questo, andatelo a vedere e... ENJOY!
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