Magazine Cinema
di Sidney Sibilia (Italia, 2013)
con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Libero de Rienzo, Neri Marcorè, Valerio Aprea, Piero Sermonti, Piero Calabresi, Lorenzo Lavia, Stefano Fresi
durata: 105 min.
★★★★☆
Eccolo, il film (forse) definitivo sul precariato! Più graffiante di Tutta la vita davanti, più significativo di Generazione mille euro, più riuscito de L'Intrepido: in pratica, una delle opere prime più divertenti e brillanti che ci siano capitate di vedere in questo primo scorcio di millennio. Smetto quando voglio è, a suo modo, un film generazionale: parla infatti dei trentenni, o meglio degli ultra-trentenni... nella fattispecie di quella generazione di laureati e ricercatori non più giovanissimi che si scoprono, loro malgrado, troppo bravi e troppo eruditi per lavorare in un paese che non valorizza la cultura e li respinge senza pietà.
Così, in un paese dove la parola 'universitario' fa rima con sfigato (oppure frustrato, che è lo stesso) l'esordiente Sidney Sibilia costruisce un film tanto esilarante quanto incredibilmente cattivo, dal ritmo forsennato e con una colonna sonora da urlo: sembra incredibile (ci dispiace dirlo) che si tratti di una commedia italiana, abituati come siamo al buonismo e al livello infimo delle produzioni nostrane, anche di quelle che nutrono perfino ambizioni autoriali (abbiamo visto nei giorni scorsi La gente che sta bene di Patierno e ci sono cadute le braccia). Smetto quando voglio invece è dinamite pura, un gran bel mix tra ardore giovanile e rispetto per i classici, ma dal registro assolutamente attuale...
Non è infatti difficile vedere in questo film un chiaro omaggio a I soliti ignoti, come la stragrande maggioranza della critica si è affrettata a evidenziare: del resto il capolavoro di Monicelli è forse il film più imitato dal cinema italiano e non solo. Ma mentre nella pellicola del Maestro a tentare il 'colpo' della vita era una banda di poveracci senza nè arte nè parte, in Smetto quando voglio il folle piano per riempirsi le tasche di soldi facili è orchestrato alla perfezione: e te credo!, come dicono a Roma, dal momento che la banda è composta da scienziati veri: sono tutti laureati, luminari nel loro campo, cervelli in libera uscita che per campare fanno i lavapiatti, i benzinai, gli stradini, i giocatori di poker di frodo (!)
Il loro leader è Pietro (un bravissimo Edoardo Leo, ne risentiremo parlare), ricercatore precario che per aspirare all'agognato impiego a tempo indeterminato è costretto a raccomandarsi a un professore di ruolo ignorante e corrotto, che prima lo invita caldamente a prendere la tessera di Comunione e Liberazione per 'ingraziarsi' un suo superiore, salvo poi scoprire che quest'ultimo è un ex-trotzkista fieramente anticlericale. Disperato e senza soldi, messo alle strette da una fidanzata idealista e pedante (Valeria Solarino), Pietro decide di tentare una soluzione alla sua indigenza tanto assurda quanto malsana: fabbricare, con la collaborazione di alcuni suoi ex compagni di corso (anch'essi nullafacenti o sottoccupati) una droga sintetica di nuova concezione (e quindi legale, per la burocrazia italiana) da spacciare nelle discoteche. Inutile dire che ben presto le loro tasche si riempiranno di tanti soldi quanti mai visti in tutta la vita, salvo poi imbattersi ovviamente nella malavita organizzata (il cui capo, Er Murena, è interpretato da un cattivissimo Neri Marcorè) che renderà tutto più difficile...
Come detto, Smetto quando voglio è un film esilarante e godibile, ma non per questo superficiale. Anzi. Si parla di argomenti serissimi e drammatici come la disoccupazione giovanile, la fuga di cervelli dal nostro paese, il disperato bisogno di una meritocrazia vera che consentirebbe di sollevar(ci) dalla mediocrità. Ma anche del dramma e della frustrazione di una generazione intera, disposta pur di sopravvivere a passar sopra anche ai valori etici e morali, senza rimorsi e senza pensarci troppo. Si ride amaro, insomma, in una pellicola spietata e diretta che si spaccia per commedia all'italiana ma nasconde un retrogusto amarissimo e tragico, proprio come quelle del grande Monicelli. A cui, ne siamo sicuri, questo film sarebbe piaciuto da matti.
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