TITOLO: SMETTO QUANDO VOGLIO
GENERE: COMMEDIA BRILLANTE
RATING: * * * *
TRAMA:
Un neurobiologo, due latinisti, un economista, un archeologo, un antropologo e un chimico: sette brillanti ricercatori universitari di fama internazionale vivono ai margini della società a causa di un paese che ha invertito la logica della meritocrazia a vantaggio della politica, della clientela e del malaffare. Ma il professor Piero Zinni non ci sta è decide che è arrivato il momento di prendersi ciò che gli è stato negato.
Inseguendo in discoteca un fannullone figlio di papà perché gli pagasse le ripetizioni dategli, ha una intuizione folgorante: in Italia le molecole dichiarate illegali in quanto stupefacenti, sono elencate in un decreto ministeriale. La soluzione è semplice: inventare una molecola straordinariamente efficace non ancora inserita nell’elenco delle sostanze proibite e immetterla sul mercato delle cosiddette smart drugs! L’idea è formidabile ma gli imprevedibili meccanismi che si metteranno in moto finiranno per far sfuggire la situazione di mano alla banda di ingenui dilettanti del crimine …
(Regia: Sydeny Sibilia – anno 2014)
COMMENTO:
Avvertenze: mentre in emozioni come la commozione, il desiderio di vendetta, il senso di giustizia, la tristezza, la rabbia, l’amore, ecc. ho riscontrato un certo margine di universalità che gli consente una riconoscibilità e quindi una condivisione piuttosto prevedibile, secondo la mia personale esperienza per il senso dell’umorismo ciò non avviene poiché è quanto di più soggettivo vi possa essere nell’animo umano. Quando per esempio trovavo sinceramente esilaranti ed intelligenti certe commedie, altri amici o conoscenti si chiedevano allibiti cosa mai ci avessi trovato di così divertente! Da questa sconcertante scoperta la necessità di tarare reciprocamente gli strumenti di valutazione prima di proseguire: personalmente ho trovato raffinate, divertenti ed intelligenti, commedie del tipo Funeral Party, Tre uomini ed una pecora, Benvenuti al Sud, Terapia e Pallottole, Un pesce di nome Wanda, Buddy Buddy, ecc.
Detto ciò mi posso ora sbilanciare ed affermare che Smetto quando voglio è una delle commedie più belle, divertenti, intelligenti, raffinate ed acute che abbia mai visto, capace di strapparmi tra i sorrisi anche qualche fragorosa risata irresistibile. Finalmente una commedia italiana non più volgare, qualunquista o cinepanettoniana, ma di altissimo livello, e forse non è un caso che a regalarcela sia un regista 32enne! L’averla paragonata ad i Soliti ignoti del nostro tempo a mio parere è corretto.
Perfetti i ritmi, le espressioni, la recitazione, il senso dell’umorismo, l’acuta osservazione degli effetti devastanti che la totale assenza di meritocrazia ha prodotto nel nostro paese. Una triste storia raccontata con splendida ironia e leggerezza attraverso gli occhi di una giovane generazione che ha investito tutto sulla cultura e l’istruzione d’eccellenza ma che si trova a fare i conti con una economia di piccolo cabotaggio fatta da pizzaioli, ristoratori e muratori. Emblematiche le figure dei latinisti di fama internazionale che lavorano in nero da un benzinaio cingalese (“Ma che fai? Adesso parli cingalese?”, chiede stupito Pietro dopo aver assistito allo scambio tra i latinisti ed il loro datore di lavoro.“Bhè sai, una volta che sai il Sanscrito è un attimo tirar giù tutte le lingue dello stesso ceppo…!” risponde candidamente Mattia), dell’antropologo che sfrutta paradossalmente le sue raffinate conoscenze per trarre in inganno un potenziale datore di lavoro, ignorante come una capra, nascondendogli il proprio titolo di studio (”Cosa hai detto? Aspra diatriba legale? Ma allora tu sei laureato!” chiede insospettito lo sfasciacarrozze. “Si ma è un errore di gioventù di cui sono profondamente consapevole!” risponde l’antropologo colto in fallo), del brillante chimico che lava i piatti come uno schiavo in un ristorante cinese ambendo ad essere promosso cameriere a 700€ al mese, del professore universitario che occupa la posizione accademica solo per i giusti agganci politici, talmente ignorante da non comprendere nemmeno i lavori dei suoi ricercatori e chi più ne ha più ne metta. Sino ad arrivare ai più alti vertici della criminalità organizzata, ovvero un sottosegretario ministeriale, conosciuto ad una cena elegante, che svela i trucchi del mestiere al neofita del crimine Pietro Zinni.
Un mondo rovesciato che ha trasformato lo studio e la preparazione in demerito di cui vergognarsi e ha elevato “la strada” ad esperienza che fa curriculum.
Finalmente un cast di primordine che cancella anni e anni di scuole italiane di recitazione penose. Tutti bravissimi anche se ho trovato particolarmente bravo e spassoso Stefano Fresi nei panni di Alberto il chimico!
Ci vorrebbe un intero film per descrivere il mare di riflessioni che scaturiscono con intelligenza e ironia da questa pellicola, onde per cui … andate a vederlo! ;-)