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Smileagain: una Serata tra Gospel e Nuovi Sorrisi

Creato il 31 dicembre 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Smileagain: una Serata tra Gospel e Nuovi Sorrisi

"Donare un sorriso", un rimbalzo di pensieri per poi ricadere sul sociale e sulla beneficenza. Un sorriso lo faccio pensando a come si sia riusciti a donarlo davvero, senso figurato a parte. Penso ad un'associazione che ha l'età di mia figlia e che ho visto nascere, proprio come lei. Capita che a volte ricordiamo fatti o situazioni e magari anche persone collegando due o tre nozioni per affinità e così mi succede per la Smileagain fvg (www.smileagain.fvg.it).

Mia figlia che cresce e diventa pian piano una donna, una donna libera di esprimersi, di vivere e socializzare oltre che realizzare se stessa ed un'associazione che, d'altro canto, aiuta le donne pakistane che non hanno questa fortuna. Del resto, lo diceva anche la mia insegnante di filosofia di riflettere su come essere nate solo qualche centinaio di chilometri più a sud-est avrebbe cambiato il destino di noi "fanciulle", istigando a documentarci sulla condizione delle donne in altre parti del mondo. E così ha fatto Giuseppe Losasso il padre fondatore di Smileagain fvg, che, evidentemente mosso da una missione superiore a quella della semplice dote di riuscire in un mestiere, ha deciso di metterlo anche al servizio degli altri. Delle "altre". Delle donne che subiscono violenza domestica. Delle donne acidificate.

Potrei metterci altri spazi dopo questo aggettivo, "acidificate", quasi ad indurre un silenzio che, attraverso l'autoriflessione, faccia conoscenza profonda di stati d'animo, di soprusi, di abusi e di tutto ciò che a parole non potrei far terminare con un punto perché indelebile, infinito.

Lui invece un punto ce l'ha messo. Fermo. Dare un nuovo volto a queste donne grazie alla chirurgia estetica e quindi donare loro nuovamente la capacità di sorridere. Scriverlo mi sembra già qualcosa di maestoso, farlo deve esserlo davvero.

Undici anni di attività, una battaglia sociale che si vince sul campo giorno per giorno, schierandosi apertamente dalla parte lesa, in una sala operatoria. Un nugolo di volontari che a suon di ricostruzioni facciali (quattrocento interventi eseguiti fino ad ora) sedimentano le fondamenta per la legge che condannerà gli uomini responsabili di questi oltraggi. La medicina che da beneficenza diventa promulgatrice di benessere sociale, aiutando la politica a far mutare faccia alla società, senza farla cambiare alle donne o peggio ancora ai bambini. Un ospedale che si sta costruendo dal nulla, quale roccaforte della causa, con i mattoni della solidarietà di chi ci crede e sostiene.

Ma il Pakistan è lontano e la solidarietà deve prima avere occhi, conoscenza. L'occasione è stata ricreata anche quest'anno, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, come tradizione vuole in questi giorni ricchi di momenti sereni e portatori di tanti buoni propositi, con l'intento di trascinare sul palco una carrellata di emozioni forti e travolgenti per celebrarle e farne tesoro. Non il solito spettacolo natalizio ( Concerto per la Pace il nome dato all'evento), ma l'elevazione a potenza di alcune palpabili emozioni condivise dai racconti di Losasso, grazie alla musica ed al canto. A far vibrare l'aria uno dei talenti più puri dell'interpretazione gospel, Alessandro Pozzetto e la sua Powerful Gospel Chorale: duecento elementi che fanno trasparire chiaramente come abbiano appeso al pentagramma la propria dote canora. Pozzetto ne riconosce la potenza e trova nel sentimento, la chiave di violino a misura, per far cantare questa sua numerosa prole all'unisono, non dando mai la parvenza di una lezione magistrale frontale e asettica pur nella perfezione dell'interpretazione. Gli elementi sembrano una collaudata orchestra ricamata sulle debolezze emotive dello spettatore e Pozzetto non esita a giocarci su, mostrandosi sul palco anche quale caparbio one man show ben consapevole che la sua vivacità travolge il pubblico con un abbraccio che non si aspetta perché disarmante nella sua profonda ed autentica semplicità.

Un coinvolgimento pieno e tamburellante al punto da trasmettersi al movimento della platea tutta, non più incollata alle sedie o confinata al solo applauso. Ci sembra che Pozzetto sia riuscito a farsi mediatore ed interprete di un messaggio, veicolato come la tradizione religiosa del gospel vorrebbe, attraverso il motore propositivo della gioia e del sorriso, fatto musica. E sorrido a mia volta della deliziosa complicità fra diversi talenti che in una intuizione empatica, superano i limiti della propria professione in una collaborazione sinergica riuscendo a donare nuovamente uno "Smile" indelebile.


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