USA – 2012
cast: Caitlin Gerard – Shane Dawson – Melanie Papalia – Andrew James Allen – Liza Weil – Roger Bart
regia: Michael J. Gallagher
soggetto: Ezra Cooperstein
sceneggiatura: Glasgow Phillips – Michael J. Gallagher
musica: Dave Porter
durata: 90 min
INEDITO
C’è un nuovo sceriffo….pardon, serial killer, in città.
Ashley (Caitlin Gerard) non ha passato un bel periodo: prima il suicidio della madre, sospetta maniaco depressiva, poi il manifestarsi di una forma di bipolarismo che le causava profonda depressione ed un distacco allucinatorio dalla realtà. Dopo una incisiva terapia farmacologica Ashley sembra guarita e decide di andare a vivere per conto proprio e dividere con un’altra studentessa un appartamento vicino l’università. La coinquilina Proxy (Melanie Papaia) è un tipino risoluto e deciso e non le lascia neanche il tempo di disfare i bagagli coinvolgendola in una festa “particolare” al Campus, dove tutti gli invitati NON si conoscono tra di loro e si identificano tramite i nick che usano in una fantomatica chat dove tutti sono anonimi.
In quella festa, organizzata da Zane (Andrew James Allen), uno dei “capi” della chat, Ashley verrà a conoscenza della leggenda urbana di Smiley, il serial killer cibernauta; una sorta di creatura malvagia che può venire evocata scrivendo per 3 volte la frase “I did it for the Lulz” (l’ho fatto per divertirmi) e causare la morte di chi sta chattando con te.
Ovvio che i “simpaticoni” alla festa provino a chiamare Smiley che, per non essere scortese, appare sul monitor e sgozza la baby sitter intercettata in chat dal gruppetto. Ma quanto c’è di reale e quanto invece potrebbe essere frutto di uno scherzo di cattivo gusto?
Tanto per essere sicure la sera successiva Proxy e Ashley ci riprovano collegandosi in rete e causando la morte di uno dei partecipanti al festino ed ora Smiley sembra scatenato e, a quanto pare, deciso a prendersela soprattutto con Ashley.
Proxy fa di tutto per tirarsi fuori dalla storia ed intima all’amica di tacere sull’accaduto; cosa abbastanza facile, visto che non viene creduta né dalla psicologa dell’Università, né dal detective Diamond (Keith David) della polizia locale. L’unico che sembra darle credito è il nerd Binder (Shane Dawson) un ragazzo scacciato dalla festa per aver segnalato più volte il comportamento scorretto della community.
Come se non bastasse la ragazza torna ad avere incubi ed allucinazioni…questa volta Ashley sembra proprio nei guai.
Dopo Typhoid Mary (ripescata negli anni novanta come Bloody Mary in uno degli “Urban Legends”) e il Candyman di Barkeriana memoria, la tecnologia corre in aiuto delle leggende urbane in celluloide e, dove prima si doveva pronunciare per tre volte il nome dell’entità maligna davanti uno specchio, oggi basta scrivere (sempre per tre volte) una frasetta stupida su una tastiera per evocarla.
Comunque sia bisogna riconoscere l’impegno di Gallagher: impegno nell’aver cercato uno dei plot più sfruttati in ambito fantastico ed averlo reso ancora più banale strizzandolo a morte; impegno nell’aver infarcito la trama di colpi di scena di una prevedibilità disarmante; impegno nel riuscire a formare un cast con gli attori più antipatici ed incapaci dell’emisfero occidentale (non se ne salva uno ma, ad onor del vero, anche Gallagher ha una bella faccia di ca@@o!). Squallido, ripetitivo e dal finale telegrafato già dopo un quarto d’ora di girato, Smiley è un valido esempio di come NON deve essere il cinema di genere, soprattutto se realizzato da un esordiente che dovrebbe farne un biglietto da visita.
P.S. c’è chi ha definito suggestiva ed impressionante la maschera facciale di Smiley; a me sembra solo (e perdonate il francesismo) una grossa chiappa sfregiata e ricucita male…
In soldoni, un film per cui non valeva nemmeno la pena di sprecare le poche parole scritte su questo post.
Perché l’ho fatto allora?
“L’ho fatto per divertirmi
l’ho fatto per divertirmi
l’ho fatto per divertirmi…”
Archiviato in:CINEMA, INEDITI Tagged: creatures, mattanza's time!, psychorror, splatter/gore