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Smiley (di Michael J. Gallagher, 2012)
Creato il 04 novembre 2013 da Frank_romantico @Combinazione_CEd ecco che dopo la visione di Smiley, una domanda sorge spontanea: perché simili schifezze arrivano nei nostri cinema mentre film ben più interessanti da noi non giungono neanche in home video? La risposta ormai è scontata e la conosciamo tutti: perché il grande pubblico vuole film del genere. Non sto dicendo che al grande pubblico piaccino film del genere, attenzione, più semplicemente credo che questo tipo di slasher attiri il pubblico in massa, soprattutto se lo si fa uscire proprio la settimana di halloween. E devo dire che è un peccato, perché questa "opera" d'esordio di Michael J. Gallagher non è degna di essere proiettato nelle sale, non è neanche degna dell'home video, uno slasher brutto come pochi che qui da noi arriva con un anno di ritardo (è uscito negli States l'Ottobre del 2012) dopo critiche pesantissime in patria. Quindi ecco la recensione di Smiley. anche se non c'è proprio niente da sorridere.
Ashley è una studentessa di college molto fragile psicologicamente. Viene a conoscenza di una leggenda metropolitana che racconta di un serial killer chiamato Smiley che può essere contattato tramite internet. Dopo aver tentato di contattarlo Ashley, in preda all'angoscia, si trova incapace di capire se il frutto della sua immaginazione o se il killer sta realmente cercando di rintracciarla per ucciderla. (tratto da Wikipedia)
Credo di averne piene le tasche di film come Smiley. Piene le tasche di film che sulla falsariga di classici del genere (Nightmare, Candyman ma anche Scream) ripropongono la solita minestra riscaldata (pure male). Perché di questo si tratta: Smiley è un filmetto che, riproponendo la formula dello slasher e contaminandola con elementi sovrannaturali, prova a riflettere sui mezzi di comunicazione (in questo caso su internet) e sull'uso che l'uomo ne può fare. Perché internet più di televisione, cinema o giornali, può veicolare la malvagità umana rendendola un arma distruttiva che colpisce su scala virale. Smiley si va a porre quindi nel solco tracciato da tanti film da un paio di decadi a questa parte, a partire dal cult nipponico Ringu per passare attraverso il mediocre Nick Name: l'Enigmista e il pessimo Paura.com. In più però, rispetto a queste pellicole, si permette di filosofeggiare su temi complessi nel modo più idiota e meno opportuno, rendendo a tratti la visione noiosa e pesante.
Datemi ironia. Datemi uno stravolgimento dei canoni classici e moderni di genere. Smiley è un prodotto confezionato in modo superficiale, diretto con fare dilettantesco e scritto con i piedi (dal regista e da Glasgow Phillips), con attori irritanti che recitano il ruolo di celebrolesi che dialogano come celebrolesi anche un po' strafatti. Prevedibile fino alla nausea, tenta un ribaltamento improbabile con ben due colpi di scena uno più stucchevole e telefonato dell'altro. E' improbabile, stupido e ripetitivo, con personaggi buttati in mezzo tanto per confondere le idee dello spettatore e talmente edulcorato da far sorridere. Manca la tensione, manca lo splatter, manca il mordente. Per far paura non basta fare "booo", l'ho detto mille volte. Certo, è l'opera prima di un regista che fino a un anno fa girava video per youtube, ma questa non può più essere una scusante. Indi non vuol dire necessariamente spazzatura, come b-movie non voleva dire sempre "prodotto di serie b". E che la distribuzione italiota trovi finalmente qualcuno pronto a dar lei delle dritte sui prodotti da importare nel nostro paese, una buona volta, invece di rubate 6 euro al povero spettatore ignaro.
I did it for the lulz? No.
Frase cult: "Che gioventù di merda"
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