Io me le ricordo bene le vecchie edizioni BUR delle strisce di Linus.
Ricordo che negli anni settanta erano vendute in edicola e avevano un fascino particolare: alcune delle strisce erano delle vere e proprie sciabolate.
In tutto il mondo di questo grande artista che è stato Schulz, un posto particolare ha sempre occupato Snoopy.
Che cos’ha Snoopy in più (o di diverso) rispetto ai bambini di Schulz, a parte il fatto che non è un bambino?
Il suo muso e le sue pose sono un concentrato di simpatia.
Snoopy è un cane che non si sente un cane; che sa viaggiare con la fantasia (e come viaggia…); che sa sviluppare una tenerissima amicizia con un piccolo uccellino.
Snoopy è il buono tra i buoni, è un bambino che – in più rispetto agli altri bambini – abbaia anche (e se un amico abbaia – dice una volta a Charlie Brown – è affidabile al 100%).
Nelle sue prime apparizioni, Snoopy aveva un aspetto più “canino”, con il muso appuntito e camminava sempre a quattro zampe.
Con il passare del tempo il suo aspetto si è “umanizzato”. Il suo naso si è ingrandito e ammorbidito (qualcuno ha scritto che il suo naso ha un forte valore protettivo, da accogliente seno materno).
I suoi pensieri sono diventati parole; i suoi baci sono taumaturgici; la sua filosofia di vita è semplice ma al contempo profondamente completa.Snoopy è il bambino che tutti siamo stati, che ha sognato di essere il calciatore più forte del mondo o che guidava una Ferrari da un volante di legno attaccato alla ringhiera del balcone di casa (con un mattarello di plastica legato sotto – nel mio caso – a fare da leva del cambio).
Snoopy è quello che non siamo più, che abbiamo sognato di essere ma non ci siamo riusciti, forse non ci abbiamo creduto, oppure il nostro destino era semplicemente un altro.
Ma in qualche parte di noi, i nostri vecchi sogni ci sono ancora. Forse ogni tanto tirarli fuori e abbandonarcisi non ci farebbe male.