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Snowpiercer

Creato il 23 marzo 2014 da Arpio

cinema-snowpiercer-02Capita a volte, anche se mai troppo spesso, di rimanere piacevolmente sorpresi da una pellicola. Un film dal quale non ti aspetta chissà cosa si rivela poi essere qualcosa di inaspettatamente bello. E’ il caso di questo Snowpiercer firmato dal coreano Bong Joon-ho, che ricordiamo per The Host, e tratto da una graphic novel francese che ancora non ho letto, ma che ho visto a poco prezzo in edicola e presto prenderò. Il film che si presenta a prima vista come un normalissimo action movie con ambientazione post-apocalittica, si rivela poi essere qualcosa di più complicato. Il debutto del regista sud-coreano nel cinema in lingua inglese, alla fine appare come il perfetto incontro tra gli action movie del cinema americano e i racconti psicologici ed emotivi del mondo orientale.

Da 17 anni il mondo è caduto nella morsa di una nuova era glaciale. L’unica cosa che impedisce al genere umano di scomparire è un enorme treno che contiene i resti del mondo e che nell’arco di un anno compie il giro dei continenti. Il treno è diviso in tre classi (prima classe, economy e terza classe), che rappresentano i gradini immaginari della società, ma proprio come avverrebbe in qualche società distopica e deformata, gli ultimi non ci stanno e tentano la rivolta. La scalata verso l’alto, dipinta cinematograficamente a volte come la salita di un palazzo, qui è disegnata come la conquista delle varie carrozze del treno, fino alla locomotiva dove vive il costruttore del treno.

snowpiercer
Al di là delle ovvie metafore sulla società presentate nel film, la pellicola rappresenta il perfetto connubio tra il dinamismo americano e le connessioni psicologico-emotive del cinema orientale. Il bilanciamento fra i due aspetti risulta magistrale, come fossero lo ying e lo yang del cinema mondiale (misà che sto un po’ esagerando con le lodi). Il rischio che si è avvertito palesemente è che Joon-ho facesse la fine di tanti suoi colleghi risucchiati nel cinema americano, che hanno perso la loro identità tentando di portare un po’ di oriente negli USA. L’errore, forse ovvio, fatto da questi registi è stato quello di girare film che avrebbero potuto fare anche in patria, ma inserendovi all’interno dei meccanismi di più facile comprensione per il popolo ignorantone ‘merigano. Joon-ho è come Neo di Matrix, lui vede il codice, e invece di fare un film orientale americanizzato, crea un film americano orientalizzato e vince su tutti.
Belle anche le interpretazioni dei vari protagonisti, da John Hurt a Ed Harris, passando per il principale Chris Evans, il suo è il ruolo più difficile: dall’antieroe iniziale fino alla confessione a metà pellicola, che non ci permette di definirlo in nessuna categoria prestabilita. Snowpiercer è un film fatto di personaggi mutevoli, dove non sappiamo come etichettare questo o quel ruolo nella trama e quindi ci lasciamo trasportare dalla narrazione e dalla particolare regia di Joon-Ho.
L’unica nota negativa della pellicola, ahimé, sono un paio di cose che seppur interessanti non vengono affatto spiegate (e per questo dovrò leggermi il fumetto), tipo perché la ragazza giapponese riuscisse a vedere attraverso le porte.

Snowpiercer è consigliato veramente a tutti, non solo a chi ama un certo genere di cinema o un altro. All’interno del film troverete l’azione, la psicologia, l’emotività e tutto il resto. Attenzione però, non è un capolavoro illuminato, ma semplicemente un ottimo film fatto di puro intrattenimento.



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