Siamo nel 2031. Un esperimento messo in atto per fermare il surriscaldamento globale ha causato una nuova Era Glaciale che ha causato la morte di quasi tutta la popolazione terrestre. Gli unici sopravvissuti sono i viaggiatori di un treno, lo Snowpiercer, creato dal genio del misterioso Signor Wilford. Si tratta di un treno ad alta velocità, che gira intorno al mondo in moto perpetuo auto generando l'energia che lo muove. Lo Snowpiercer è l'unico mezzo che consente la sopravvivenza, diventando un microcosmo della società umana, divisa per classi sociali anche all'interno del treno. Capeggiati dal coraggioso e indomito Curtis, i più poveri sono confinati nelle carrozze di coda, mentre i più ricchi si godono la vita in quelle di testa. La difficile convivenza e l'instabile equilibrio tra le classi sociali dei viaggiatori, determinano inevitabilmente conflitti che sfoceranno in un focolaio rivoluzionario dagli esiti imprevedibili...
Film molto importante, che sono molto contento di segnalare attraverso questa recensione, "Snowpiercer" del coreano Joon-ho Bong (suo anche l'interessantissimo monster movie "The Host", del 2006) é una pellicola che solo impropriamente possiamo circoscrivere all'interno della cornice del genere science fiction.Etichettarlo semplicisticamente come "film di fantascienza" (o anche horror, in quanto molte sequenze appartengono di certo aggettano sul Perturbante) significherebbe infatti sottovalutarne i meriti e la capacità di andare oltre un genere in quanto tale. "Snowpiercer" é un film che va aldilà del particulare della storia narrata, e si inscrive invece, subito, nella cifra del messaggio estetico universale. Il film é infatti visionabile secondo molteplici livelli di lettura, tra cui quello socio-politico: siamo di fronte alla rappresentazione di una lotta di classe di stampo quasi marxiano. Servi della gleba contro padroni e ricchi che affamano i poveri. Oggigiorno potremmo dire precariato sociale di varia estrazione (fino ad includere il ceto medio), contro alta finanza, banche, rendite da amministratore delegato. Bong sembra muoversi bene all'interno di una analisi sociologica della condizione economica ed esistenziale dell'uomo contemporaneo. Anzi, il regista sembra propriamente legare insieme l'economico con l'esistenziale, sottolineandone l'embricazione ineluttabile, l'isomorfismo inestricabile che sciaguratamente segna il destino dell'individuo. Curtis (Chris Evans, il leader degli insorti) rappresenta infatti molto bene tutti noi, ogni giorno schiavi di banche, mutui, tasse, scadenze, assicurazioni, burocrazia, autovelox, telefonini, mail, rendicontazioni, marche da bollo, raccolte differenziate, bollettini da pagare, password, username, eccetera eccetera, schiavi cioé di un nuovo tipo di alienazione post-industriale e molto tecnocratica, dalla quale sembra non siamo piú in grado di uscire, e della quale non si sa più a che punto siamo consapevoli, nè quali ne saranno gli esiti, anche relativamente ai suoi effetti sulle future generazioni. In fondo "Snowpiercer" ricorda in qualche modo "1997,Fuga da NewYork", ma giustamente calandosi in un contemporaneo riflusso postmoderno nel quale l'idea di soggetto, di spazio interiore sembra farsi sempre piú eterea, inconsistente, schiacciata dal superio sadico rappresentato dalla velocità, dell'affaccendamento quotidiano nel quale siamo tutti immersi, dal multitasking al quale tutti sottostiamo ormai del tutto supinamente, senza opporre alcuna minimale resistenza. Questa é l'epoca che viviamo, il Tempo della Velocità, che Bong stigmatizza nella figurazione allegorica del treno ad alta velocità che corre attraverso un mondo ghiacciato, morto. O l'individuo si adegua a questo Tempo, oppure, darwinianamente, soccombe. Ogni tipo di lotta é vana: laggiú in fondo ci attende solo la Natura gelida che peraltro ci ha creato, quindi non commettiamo sciocchezze, rimaniamo allinterno dell'Ordine Simbolico, che da semplicemente lacaniano-linguistico, si é fatto ora anche economico-finanziario, sociale. Un Ordine Simbolico-tecnologico che si è fatto carne, che si è tatuato sulla nostra pelle e ormai è indelebile. Secondo Bong l'Ordine Simbolico é diventato Ordine Sociale, Culturale, da esso non si può sfuggire. La nostra è infatti ormai una società sovraeccitata da mille stimoli nei quali siamo necessariamente immersi e dai quali siamo per così dire necessitati. L'Era Freudiana appartiene al Giurassico della Kultur Umana, un Giurassico in cui l'eccitazione era repressa dalla rimozione, meccanismo psichico che caratterizzava il funzionamento dell'uomo, generando in molti casi la Nevrosi. Nevrosi e Rimozione erano però anche la salvezza dell'Uomo, il suo ultimo rifugio, che la Psicoanalisi cercava di rendere più confortevole. La Rimozione non caratterizza più il pensiero umano di oggi: ogni Rimozione (della pulsione) è saltata e la Società contemporanea vive immersa nell'Imperativo del godimento, della veloce realizzazione pulsionale medesima, dell'essere-sempre-connessi, dell'assenza della Separazione e del Differimento. E' inutile qui fare esempi poichè ne potremmo farne mille e non più mille (dalle baby squillo alla diffusione della tossicomania in tutti gli strati sociali e in tutte le età, dalla corruzione politica all'economia magico-fideistica del gratta e vinci, dall'indifferenza verso la fragilità altrui, al bullismo, alla decadenza di ogni freno inibitorio in molti incontri sportivi, e via dicendo). "Snowpiercer" ci spiattella davanti il dato di fatto di una mutazione antropologica del Soggetto Umano, che appare spinto in una corsa folle, maniacale verso la cancellazione del Vero Sè del Soggetto stesso.
L'aspetto più saliente e stimolante del film di Bong è senza dubbio una scrittura filmica che già nel soggetto contiene spunti molto innovativi rispetto ai tradizionali stilemi del genere
sci-fi. A Bong non interessa affatto stupire lo spettatore con le solite spade laser. I rimandi principali sono invece quelli che ci portano dritti alla cinematografia di Terry Gilliam (soprattutto "Brazil", 1985). Le sequenze d'azione, a tratti molto cruente, in particolare quella in cui gli insorti incontrano la truppa dei poliziotti col passamontagna armati di accette affilatissime, sono registicamente magistrali, e sono girate con accorgimenti tecnici molto indicati quali il ralenty. Il comparto sonoro, a cura di Marco Beltrami, fa da struggente contrappunto poetico a tutto il narrato. Ottimo, davvero ottimo il casting, in particolare i personaggi di Curtis (Chris Evans, il leader degli insorti), Gilliam (un omaggio a Terry Gilliam, giustappunto? John Hurt, il patriarca). Una particolare menzione al personaggio del Ministro Mason, interpretato da una Tilda Swinton eccezionale nel rappresentare il sadismo cieco ed impersonale del burocrate senza scrupoli. La lunga, visionaria sequenza del vagone-scuola coi bambini e le uova di Pasqua regalate dal Signor Wilford, esaltano sommamente le capacità di una Swinton che suggerisco vivamente di vedere in azione in questo film. Il film di Bong è una riflessione dolente ma appassionata sul rapporto tra Soggetto e Gruppo, tra libertà individuale e regola sociale, un'opera che credo sarebbe molto piaciuta a quegli psicoanalisti inglesi che più hanno lavorato sulla "psicologia delle masse" e sulle dinamiche di gruppo (penso ad esempio ad Elliot Jaques e al suo lavoro su "Lavoro, creatività e giustizia sociale", 1990). Lo sguardo di Bong si pone a metà tra un darwinismo postmoderno come lettura del rapporto tra Uomo e Natura da una parte, e una sorta di sottile "lacanismo" estetico nel quale non esiste che il Caos aldilà delle ferree regole che la Cultura umana si è data per sopravvivere a quella legge Altra rappresentata dalla Natura, dall'altra. Bong vuole cioè rappresentare in questo film il conflitto insanabile sul quale si fonda, a suo avviso la soggettività dell'Individuo. Anzi, Bong vuole descrivere il luogo (atopico) nel quale questa soggettività "accade". Per il regista coreano l'Essere-Soggetto significa essere assoggettati a un gruppo, e alla coazione a ripetere (il treno che viaggia attraverso il mondo senza mai fermarsi) che istituisce questo gruppo come unica struttura capace di garantire la sopravvivenza dell'individuo medesimo, nonchè di proteggerlo anche da se stesso e dalle pulsioni distruttive che lo attraversano. Il freudiano "Disagio della Civiltà" è dunque per Bong inevitabile, anche nelle sue forme più kafkiane e persecutorie (emblematicamente rappresentate dal Ministro Mason e dall'inquietante, ma necessario, Signor Wilford). "Snowpiercer": da non perdere. Per nessun motivo.Regia: Joon-ho Bong Soggetto e Sceneggiatura: Joon-ho Bong Fotografia: Kyung -Pyo Hong Montaggio: Steve M. Choe Musiche: Marco Beltrami Cast: Chris Evans, Jamie Bell, Alison Pill, Ed Harris, Tilda Swinton, John Hurt, Octyavia Spencer, Ewen Bremner Nazione: USA, Francia, Corea del Sud Produzione: SnowPiercer, Moho Films, Opus Pictures Durata: 126 min.