Quando eravamo ragazzi in piena tempesta ormonale - quindi senza nessuna necessità reale - ci si faceva incantare da queste favole metropolitane.
Per i giapponesi, invece, non so che parte di balena oppure qualcosa legato al corno tritato del rinoceronte dovrebbero avere lo stesso effetto.
E poi chissà che diavolo di altre credenze ci sono in giro per il mondo.
Oggi invece siamo qui.
Il Viagra sembra avere un grande successo per il target per cui è stato selezionato, ma sembra avere anche adepti, sempre crescenti, che in origine non dovevano essere interessati all'acquisto.
I giovani, in pratica, - generazioni sempre in ansia da prestazione sessuale e mai da quella professionale - la usano come 'garanzia' del successo delle loro imperiali imprese amatorie.
In pratica, oltre all'uso bassamente meccanico, viene usato come una sorta di psicofarmaco che dà sicurezza, forza, possenza all'inverosimile, e rende tutti dei piccoli stagisti di Rocco Siffredi.
Che dire?
La tecnologia e la ricerca avanzano, e quindi sarebbe stupido frenare il progresso.
Noi a vent'anni o giù di lì andavamo di fantasia, di vedo e non vedo, di immaginazione e si imparava sul campo. Non c'era internet, pochi filmetti giusti, tutto era più clandestino e poi le cotanee, nonostante il '68 e la rivoluzione sessuale, non erano facilissime da approcciare.
Il rischio più grosso era di ricevere una zoccolata femminista sul femore che neanche 10 pillole di Viagra in contemporanea avrebbero 'sconfitto'.
Eppure, chi più chi meno, ci si dava da fare e tutto era da scoprire. E quando scoprivi ti sentivi Amundsen.
Non so. Sono comunque un po' perplesso.
Ma 'sti ragazzi, quando non hanno il malditesta, prendono un cachet - come lo chiamava mia madre - per la paura che gli venga?