Magazine Diario personale
Accusatemi pure di banalità, di buonismo, anche di radicalchicchismo: alcune minuzie mi danno incredibili e sottili soddisfazioni.
Come scrivere a computer quando le bambine stanno già sulla via del sonno e la casa è silenziosa anche se non sono ancora le 9 di sera.
Come avere il frigo vuoto, uscire fuori in terrazzo cogliere le prime tre zucchine della stagione e sfamare una famiglia intera.
Come avere un pianoforte tarlato sul pianerottolo che ogni tanto viene suonato da qualche studente di passaggio (per la cronaca, alla fine sono riuscita ad averlo in regalo da una vecchia morta).
Come avere due nuovi inquilini in casa, Merlino e Amelia, che sono felidi piccoli e neri e che da due giorni stanno imparando ad amarci.
Come un signore serio e un po’ rude che corre a ringraziarti perché hai fatto una diagnosi esatta a suo figlio salvandogli la vita, invece che rifilarci la solita pomata al cortisone per levartelo dalle scatole.
Come una merenda con i compagni di classe di Matilde e i loro genitori, che hanno invaso casa con gioia e tanta roba buona da mangiare.
Come ritrovare vecchi amici e scoprire che il tempo non usura certi legami.
Come l’ultimo bicchiere di vino caprettone, che sporca la bocca di nero pece, ma accompagna bene le serate tra adulti.
Come un concerto di un sessantenne dalla forza fisica invidiabile che suona per 3 ore sotto un temporale fuori stagione.
Come comprare un piccolo ricettario nero che riempi di ricette, immaginando che un giorno le tue figlie adulte leggeranno con qualche lacrima negli occhi.
Come lo squinzio di una vita che, nonostante i suoi 36 anni nuovi di zecca, gioca ancora con i suoi amici al fantacalcio.
Come una treenne che ti chiede di andare al campo scuola per 3 giorni con i suoi amici perché lei è già grande.
Come una unenne che nonostante la sua minuscola mole, quando entra nel letto alle 6.30 di mattina ti cinge con le braccia grasse e ti stringe forte.
Come stilare l’ennesima lista. Questa.