E’ un’ Italia minata. Gli artificieri del liberismo nostrano e internazionale ogni tanto mettono un qualche ordigno da decreto pronto ad esplodere. E se l’acqua pubblica per ora l’ha scampata grazie al riarmo dell’opinione pubblica indifesa del referendum, adesso tocca al nucleare. Non si comincia dalle centrali, ma dalle scorie, come cavallo di troia: l’articolo 24 del decreto Cresci Italia sotto l’accattivante titolo “Accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari”, nasconde la possibilità che l’autorizzazione per nuovi depositi di scorie nucleari avvenga in deroga e senza le autorizzazioni ambientali e di sicurezza che invece i nuovi impianti richiederebbero.
In pratica la Sogin, ovvero la Società di gestione degli impianti nucleari potrebbe fare il bello e il cattivo tempo senza bisogno di alcun controllo e diventando qualcosa di simile alla protezione civile di Bertolaso, l’uomo che voleva mettere il bavaglio persino ai terremoti. Infatti il decreto prevede che una volta ottenuto il benestare del ministero dello Sviluppo economico, la Sogin può operare senza ulteriori “ostacoli” burocratici. L’autorizzazione diventerebbe, infatti, variante, e sostituirebbe ogni provvedimento amministrativo. I comuni e le popolazioni sarebbero così estromesse da qualsiasi decisione.
Di questa mina vagante si è accorto Gian Piero Godio di Legambiente, ma la cosa curiosa e per certi versi grottesca, immagine inquieta e inquietante dei tempi della necessità, è che se sono accorti anche due parlamentari del Pd, Luigi Bobba e Roberto Della Seta, che prima hanno votato il decreto senza se e senza ma e ora chiedono modifiche sostanziali: “Se passasse così com’è, Saluggia diventerebbe la discarica delle scorie nucleari italiane, senza bisogno di ottenere le autorizzazioni ambientali, urbanistiche e di sicurezza previste dalla legge per tutte le nuove infrastrutture. Per questo, proporremo al Senato e alla Camera modifiche radicali all’articolo e ci auguriamo che il governo non insista su una via totalmente inaccettabile”.
Che non si tratti di una svista del Governo, ma di una intenzione ben precisa è dimostrato dal fatto che l’articolo era presente anche nel decreto Salva Italia dal quale era scomparso e che ora a sorpresa è stato riproposto,facendo della Sogin il despota delle scorie radioattive, come lo fu d’altra parte sotto Berlusconi, quando appunto in deroga a qualsiasi regolamentazione, venne costruito il deposito di Saluggia. Secondo Gordio il pericolo è che la società, con le mani ormai libere, riempia il Paese di piccoli depositi poco sicuri, magari in luoghi inadatti, che insomma crei una ragnatela di scorie, la cui gestione sarebbe insieme pericolosa e onerosa. Naturalmente per i cittadini, per la società sarebbe tutto grasso che cola come si dice. E del resto non è un mistero che la Sogin abbia già presentato richieste per la costruzione di depositi in moltissimi siti, così come non è un caso che il giorno successivo all’approvazione del decreto la Sogin abbia aperto un canale you tube per far vedere con quanta cura e sicurezza può depositare le scorie sotto casa vostra.
Quale sarebbe lo scopo finale di tutto questo e quale parte potrebbe avere nella crescita del Paese e non solo in quello degli amici della Sogin, è davvero misterioso, ma non ci vuole molto per capire che anche attraverso le scorie si può tenere aperto il discorso nucleare, sondare le resistenze, forse indebolirle tenendole sempre sul chi vive e alla fine proporre: avete già le scorie perché non una centrale? Del resto proprio dal testo del decreto si evince che esiste ancora, anzi vive e costa insieme a noi, l’Agenzia per la sicurezza nucleare che a rigore dovrebbe essere un ente inutile dopo il referendum. Invece ho l’impressione che ci troveremo ben presto di fronte a qualche nuova ineludibile necessità.