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Sochi 2014, il vanto di Putin: “Una Russia moderna”. Ora parte la sfida per le Coree…

Creato il 24 febbraio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Una Russia “aperta, moderna e multiforme”: è questa l’immagine che Sochi ha offerto al mondo, secondo Vladimir Putin. Inizia ora la sfida per i Giochi Invernali di Pyeongchang, che potrebbe “unire” le due Coree.

Il presidente russo, Vladimir Putin (salon.com)

Il presidente russo, Vladimir Putin (salon.com)

Il presidente russo ha così vantato il principale dei successi olimpici all’indomani della chiusura dei Giochi invernali 2014, durante la cerimonia ufficiale di consegna dei premi agli atleti di casa. “La vocazione di Sochi è stata esattamente questa – le parole di Putin – Non abbiamo offerto solo siti e infrastrutture moderne ma anche l’elite dello sport nazionale”.

Non ci saranno le Pussy Riot o le leggi omofobe a far discutere, né la paura di attentati a scoraggiare il mondo. Ma l’ombra nemmeno troppo sottile del nemico confinante da cancellare, quella sì. Mancano quatto anni e Pyeongchang, la città che ha ricevuto il testimone da Sochi per i prossimi Giochi invernali, ha fretta di aprirsi al mondo: e la sfida nella sfida è proprio quella, se non di annullare, ma almeno rendere meno profondo il solco con i vicini della Corea del Nord. “Il nostro auspicio è che nel 2018 in gara ci siano anche i loro atleti – spiega il presidente del comitato organizzatore, Kim Jin-sun – sarebbe davvero molto bello”.

L’operazione diplomatica, nonostante le continue tensioni tra i due Paesi e le minacce al mondo intero del dittatore di Pyongyang Kim Jong-un, è già partita, ma sugli effetti non c’è da scommettere. Di sicuro la città che ospiterà la prossima rassegna invernale a cinque cerchi vede nell’appuntamento olimpico un trampolino di lancio verso la modernità. La formula è ormai collaudata: una base in città e una in montagna, per 15 discipline e 98 eventi distribuiti su 13 siti (sette esistenti, dei quali due da ristrutturare e sei da costruire ex novo. I lavori partiranno il prossimo marzo e saranno ultimati nell’ottobre 2016). Mezzora di collegamento tra le due aree e una garanzia, dicono i sudcoreani: “Da noi la neve non sarà un problema”.

Come lo è stato per Sochi, la cui primavera anticipata ha reso uno slalom a ostacoli anche lo stesso calendario delle gare a causa delle alte temperature anche sui siti montani. E ci sarà molta attenzione al budget: di fronte alla spesa faraonica affrontata da Putin per Sochi (37 miliardi di euro) a causa dell’assenza di infrastrutture di base come alberghi e gli stessi impianti, Pyeongchang ha messo in bilancio 5 miliardi, che comprendono anche l’investimento per una linea ad alta velocità che collega Seul ed il sito olimpico. “Sono convinto che sapremo preparaci al top”, dicono i coreani che dai Giochi estivi di Seul avevano ricevuto aria nuova. “Nel 2018 tutti vedranno un paese veramente moderno ed è una grande sfida e un affare per gli sport invernali in Asia, ancora indietro rispetto a Europa e Asia”.

E mentre parte il cantiere coreano si attiva anche la macchina diplomatica: i vicini del nord accusati dall’Onu anche di crimini di guerra non sono i dirimpettai migliori: i paesi restano divisi, nel 2000 e nel 2004 però gli atleti hanno sfilato insieme ai Giochi. Ora la nuova sfida: avere in gara i nordcoreani assenti qui a Sochi.

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