Riprende la rubrica mensile “de noantri” dedicata al meglio del peggio, alle cattive pratiche, non tanto per puntare il dito con fare accusatorio quanto per spronare a fare di meglio.
È oggi la volta dei social ads, dell’advertising sui social e ovviamente in particolare su Facebook. Lo spunto viene fornito da la Repubblica che promuove appunto con questo format l’abbonamento alla propria versione digitale.
Evidentemente la gestione dell’annuncio pubblicitario non deve essere stata affidata ad un professionista degno di questo nome se si considera che, pur essendo attivo dal 26 di settembre, in circa un mese “piace” a sole 88 persone. È chiaro che la selezione del target dell’annuncio è stata fatta senza la necessaria cura, in maniera troppo generale.
Aspetto che emerge con ancor maggior chiarezza leggendo i 22 commenti [a questo momento]. Commenti che sono tutti di insulti, di spregio nei confronti del quotidiano, chiaro segno che l’annuncio è stato mostrato a persone a cui non piace. Ulteriore segno di debolezza nella gestione per un quotidiano la cui pagina Facebook piace alla bellezza di quasi due milioni di persone.
Commenti che ancora una volta [sigh!] non vengono moderati, gestiti, nonostante contengano scurrilità di vario genere, come ahimè succede anche per la pagina Facebook stessa del giornale.
Non sarà un caso se tra i casi di successo che Facebook propone nella propria sezione business, quella dedicata agli inserzionisti, non vi sia nessuno dei media ma siano presenti solo imprese di altri settori.
Settori che quando pianificano delle campagne su Facebook rispondono ai commenti che vengono fatti dalle persone, gestiscono le obiezioni che vengono mosse, dialogano a tono, dimostrando che esiste la possibilità di farlo, volendo.
In uno dei tanti articoli, di oltre due anni fa, che compaiono in Rete sul social media marketing viene tra le altre cose scritto: “If you don’t know the people, or don’t care, it’s probably not social media. It’s just media. It doesn’t matter if it’s created by an individual or a corporation”.
Mi pare un’ottima sintesi di come la stragrande maggioranza delle testate del nostro Paese gestiscono la loro presenza sui social, inclusa quella a pagamento. I social ads de noantri…
Bonus track quello da fare e da non fare, appunto, con gli ads su Facebook.