Magazine Lavoro
di Mario Alberto Petrizzelli Pèrez
Sei anni fa all’incirca, se ricordate, si è iniziato a parlare realmente nella nostra società di social media, una tecnologia che solo per pochi voleva dire qualcosa. I navigatori giorno dopo giorno hanno creato un passa parola vero e proprio per incentivare i propri amici e conoscenti ad iscriversi in questi, dando loro la possibilità di condividere i propri gusti musicali, vedi Myspace, per fliltare online e trovare la propria anima gemella, vedi Friendster, etc.
Con il proliferare di questi spazi comunicativi le persone hanno saputo scegliere il social network per loro più adatto per poter rimanere in contatto con i propri cari. Nonostante il “boom” nel quale stiamo vivendo in questo settore e il moltiplicarsi quotidianamente di nuovi profili utenti, pagine aziendali, nel corso degli ultimi anni, la maggior parte delle aziende italiane ed estere ancora non hanno saputo sfruttare questi mezzi appieno, rimanendo così ai margini mentre quelle che invece hanno fatto il grande il passo spendono in media 750.000$ all’anno sui questi media.
Alcune aziende come Dell, Starbucks di cui avremo modo di parlare presto e American Express spendono molto di più.
Secondo una ricerca elaborata dalla Bain & Company molti early adopter, in altre parole persone/aziende che iniziano ad usare un prodotto o servizio per la prima volta, hanno guadagnato un reale valore economico dai loro investimenti su questi mezzi. I social mediapossono essere parte di una strategia comunicativa aziendale vincente, così come l’utilizzo dei mezzi di comunicazione convenzionali usati normalmente dalle imprese. L’indagine effettuata su oltre 3000 consumatori ha consentito di individuare ciò che rende i social media un punto di forza per molte aziende, ovvero è stato scoperto che gli utenti che seguono le imprese sui social network spendano dal 20% al 40% in più delgli utenti che non le seguono, questo accade perché dimostrano un “impegno” più emotivo verso i brand che stanno seguendo.
Andiamo adesso a parlare di quale sia, secondo questa ricerca, la tabella di marcia da seguire per un successo B2C (Business to Consumer). Prima di tutto bisogna capire il valore che quel determinato social media possa creare, per esempio comunicare su una fan page su Facebook non è lo stesso che comunicare su Twitter, così come non lo è su Google+; ogni social network, chi più o chi meno può apportare il proprio valore all’azienda a modo suo. I social media possono creare “valore”, che è la nostra vera e propria parola chiave per il successo, per:
- Generare brand awareness con un costo inferiore rispetto a quello usando i mezzi tradizionali.
- Migliorare il prodotto con l’esperienza dell’utente, grazie all’integrazione di funzionalità sociali, come i commenti nelle pagine aziendali in cui può instaurarsi una vera e propria discussione fra il consumatore e l’azienda.
- Costruire delle comunità virtuali con affinità reciproche, usando per esempio i gruppi, che ormai i social network principali hanno.I social media certamente non aiuteranno a un’azienda a produrre alti profitti se la strategia che sta alla base di tutto non è pianificata correttamente sia per i mezzi di comunicazione offline che quelli online, ma daranno di sicuro il loro contributo piccolo o grande dipendentemente dal gruppo di esperti che lavoreranno insieme per aumentare la reputazione del brand per cui tutti stanno lavorando.
Nei prossimi giorni ci occuperemo di affrontare di questa tematica per dare la possibilità alle nostre aziende lettrici di capire le potenzialità di questi mezzi, se ancora non ne fanno parte, o per dare ai più esperti una visione da parte nostra, appoggiandoci su report, e quindi su dati veri.
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