Sharehaolic, utility, applicazione per la condivisione dei contenuti sui diversi social media e social network, ha diffuso i dati raccolti da oltre 200.000 siti web, che raggiungono più di 250 milioni di visitatori unici ogni mese, relativamente all’ultimo trimestre del 2013.
I numeri nelle colonne dei mesi, della tabella di sintesi dei risultati sotto riportata, sono rappresentati come “quota di visite”, percentuale del traffico complessivo rispetto agli altri elementi di traffico: diretto, social referrals [blog] , ricerca organica, ricerca a pagamento, etc.
Facebook, Pinterest e StumbleUpon hanno avuto il maggior tasso di crescita, ed ovviamente è proprio Facebook il maggior driver di traffico ai siti web. Il social network più popoloso, e popolato, del pianeta da solo pesa circa il triplo di tutti gli altri messi assieme.
Twitter è il terzo social in termini di peso complessivo ma la sua rilevanza generale, come driver di traffico, è davvero modesta. Questo, ovviamente, non significa che sia irrilevante e trascurabile poichè il senso ed il significato di presenza all’interno della piattaforma di microblogging da 140 caratteri non è ascrivibile esclusivamente a quella di referral; sia che si parli di brand in generale che se si pensa in maniera più specifica all’industria dell’informazione.
Sul tema, esattamente un anno fa, Cory Bergman, per chi non lo conoscesse General Manager di Breaking News [NBC News], fondatore di Lost Remote [Mediabistro], co-fondatore di Next Door Media, membro di Poynter e professore del Master of Communications in Digital Media dell’ University of Washington [e molto altro ancora], ha scritto un interessante articolo, tutto da leggere, su come misurare l’impatto di un articolo e più in generale del giornalismo. Nelle conclusioni scrive:
There still isn’t a trusted set of “impact metrics” for journalism, but as I’ve written before, I believe newsrooms must help create that connection by including action paths from current storytelling. If we enable consumers to take action directly from stories — when they care the most — then we’re increasingly able to measure a given story’s impact.
Sostenendo in buona sostanza che l’abilitare le persone a svolgere un’azione di loro interesse e più in generale per la comunità di riferimento sia l’elemento perniante e premiante di valutazione del giornalismo. Tesi che mi sento di condividere in toto, e che, fortunatamente, è adottata anche alle nostre latitudini con quale caso di buone pratiche quotidiane.
La dimostrazione che, al di là di pregiudizi e ritrosie reciproche, social media marketing, se ben concepito rispetto agli obiettivi dell’impresa editoriale, e buon giornalismo possono assolutamente coincidere. Ci stiamo lavorando.
Bonus track: da leggere “Study: Only 4.7% of a brand’s fan base generate 100% of its social referrals”
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