Vorrei parlare di una dicotomia, una distinzione tra società moderna e quelle precedenti, riguardo ai valori in cui la gente si riconosce.
Mentre nel passato i valori erano idee e cultura condivise, che portavano le masse ad aderire a principi che venivano ad essere comunitari, oggigiorno abbiamo la pletora degli abitanti di uno stato occidentale sviluppato, come l’Inghilterra, l’Italia o la Germania, che hanno sì valori condivisi, ma anche una miriade di insieme di opinioni individuali che li differenziano molto tra di loro.
Invece di un blocco monolitico rappresentato da una singola cultura su un territorio, visione oggi vista come totalitaria, in quanto riproducente il proprio popolo nell’individuo (uomo-Stato o uomo-tribù), abbiamo tanti galassie di opinioni quanti sono gli individui.
Non vi è organizzazione o gruppo, se non in particolari modi di vivere il sistema come le sette, che abbia la rappresentanza dei valori condivisi. Ognuno ha le sue personali opinioni sui modi di pensare e vivere, al punto che proprio nella democrazia individualista occidentale le persone sono libere di discutere ma sostanzialmente mai d’accordo su tutto. E questo all’interno di una famiglia o di una classe sociale del passato era impossibile persino da concepire, poiché portava all’emarginazione.
Questo perché l’orizzonte di idee nel mondo moderno è una costruzione che l’individuo può fare tramite diversi modi di apprendere, diverse esperienze, dalla TV, dai libri, da vari media, e il tutto lo porta a formarsi idee non esattamente in linea con quelle del suo partito, del suo gruppo di amici, dei suoi insegnanti, dei suoi genitori.
E’ una situazione inevitabile: nel mondo multiculturale, multietnico, globalizzato, della continua comunicazione ed interscambio, possiamo prendere pezzetti di culture mondiali e settoriali e rimescolarle con la propria socializzazione primaria e secondaria, al punto che ogni volta può uscirne un individuo completamente diverso per idee.
Ciò conduce però a non trovarsi mai completamente in sintonia con il prossimo, con l’individuo che elabora la sua concezione del mondo: in una nuova Babele, ognuno ha un suo punto di vista, è galassia di idee sul mondo a sé stante, al punto che il discorso di atomizzazione rende l’uomo e la donna isolati e quasi persi nel mare continuamente rimescolato dell’opinione di tutti.