SAN PAOLO, BRASILE - È con grande tristezza che salutiamo il nostro calciatore preferito: Socrates, uno dei pochi calciatori con una laurea non conseguita al
Cepu; non esercitò mai la professione di medico, ma si guadagnò il soprannome di "Dottore". Proprio la sua conoscenza medica gli permise di continuare a giocare senza mai smettere di fumare, bere birra, fare tardi ogni sera parlando di politica e morire di infezione intestinale. Ad ogni modo, come potrete immaginare, ad un certo punto della sua vita si diede al pallone, diventando famoso per essere stato il capitano del Corinthians, squadra nella quale i calciatori rifiutavano gli allenatori e si autogestivano con allenamenti durissimi copiati direttamente da quelli dell'
Isola della Regina Nera.
L'avventura corinthiana finì e Sócrates arrivò in Italia,
nella Fiorentina, dove rimase un solo anno, ma tanto bastò per avere un personaggio ispirato da lui nel film
cult con Canà e entrare nella storia della filosofia. Dopodiché Sócrates tornò in Brasile, giocò qualche mondiale senza vincere nulla facendo gol come questo e questo, ma rimase sempre il ragazzo modesto che avevamo conosciuto tanti anni prima in Grecia, quando si vantava di sapere di non sapere.
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