Ieri è accaduto un avvenimento che ha sconvolto mezza Italia : Belen ha partorito.
Enrica ne ha parlato nella sezione “in breve” –dove stiamo tentando di creare una nostra piccola rassegna stampa per evitare di pubblicare notizie con linguaggi e titoli sessisti o fuorvianti– concentrandosi sul putiferio scatenatosi nel web dopo la pubblicazione della notizia.
La danza della demenza sessista l’ha aperta Spinoza, sito che si autodefinisce satirico ma che forse sarebbe più corretto definire battutificio compulsivo e che più di una volta è stato protagonista di scivoloni sessisti e becero moralismo da circolo ricreativo di provincia. (Per inciso: da quando in qua dare della troia a qualcuna è satira?)
Ma ieri, anche la nostra pagina è stata inondata di messaggi al limite del grottesco. Nei commenti all’articolo di Enrica si è scatenato il finimondo: decine di messaggi ingiuriosi verso Belen e non solo, qualcuno ha addrittura augurato ad Enrica, autrice del post, che il suo compagno faccia un figlio con Belen in modo da vedere se ha ancora il coraggio di difenderla.
E’ stato inutile spiegare a questa gente che non si trattava di difendere Belen, ma semplicemente che ci sembrava un comportamento sessista e anche inutile scatenarsi e alludere alla vita sessuale della soubrette.
Tra l’altro, “puttana” e “troia” erano insulti gettonatissimi. Vi riporto uno dei tanti messaggi che ci siamo viste costrette ad eliminare perché umiliava ed insultava (come gli altri) la dignità umana, delle donne e delle prostitute.
non si tratta di sessismo…ma di realtà,se una fa la meretrice lo fa punto..se fosse un uomo che lo fa non ci sarebbe alcuna differenza..detto ciò stiamo discutendo sul nulla ..poichè criticare Belen non è sessismo..ma appurare la realtà dei fatti…se invece di Belen si chiamasse Ruggero sarebbe uguale..
Quindi, per la signora, se una fa la meretrice deve beccarsi insulti, ingiurie ed umiliazioni, ché tanto si sa: le prostitute sono le valvole di sfogo fisiche e morali, di tutti e di tutte.
E’ strano come gli italiani e le italiane abbiamo un tipo di moralismo ad intermittenza: se noi del blog protestiamo contro situazioni che calpestano la dignità delle donne o normalizzano stupri, sessismo e misoginia, veniamo tacciate di moralismo; se una manica di signore e signori, repressi e astiosi, s’impicciano della sessualità di questa o quella soubrette, nessuno li chiama moralisti.
C’è un fenomeno chiamato “troiofobia” che colpisce due italiani su tre, senza limiti di età, genere, strato sociale e cultura.
Orde di moralisti puntano il dito su ogni donna sessualmente attiva e non castigata, ti scavano nelle mutande, ti contano quelli con cui hai avuto approcci o flirt o rapporti sessuali. Sono assolutamente pericolosi e vanno isolati e ridicolizzati: questa è l’unica cura.
Scaricare le proprie frustrazione sessuali sulla “troia” di turno, non è un fenomeno solo maschile: anzi, è largamente diffuso tra le donne. “Parlo di quelle suorine che –cresciute con l’idea del “tieni le gambe chiuse se non sei una donnaccia”– perseguitano con umiliazioni e insulti non solo le Belen ma tutte quelle che non si sono conformate ad una cultura democristiana e maschilista.
Il guaio è che molte di queste donne si credono femministe, ma il femminismo non ha mai fatto rima con moralismo. Femminismo è libertà, libertà di fare sesso con chi ci pare, non controllare le verginità altrui, non contare gli uomini con cui sei stata a letto, non additare come “puttana” o “troia” qualsiasi donna che non si comporti secondo certi canoni.
Questa caccia alla troia (che abbiamo già visto con le varie Minetti, Carfagna ecc) scatena –sotto ogni notizia e immagine che le ritrae– il valzer del “quella donna non mi rappresenta, offende tutte le altre donne”. Ma perché mai ci deve essere una donna che ci rappresenti tutte?
Credo fortemente nell’individualismo, e non mi risulta che gli uomini, guardando Scilipoti, dichiarino: “mi verogno di quell’uomo, non ci rappresenta offende tutti gli uomini”, né mi pare che la carriera di Scilipoti sia tanto più linda e dignitosa di quella della Minetti.
Perché ci deve essere invece una “rappresentante suprema del genere femminile” ?
Io mi dissocio da questo tipo di femminismo (che non è tale): il mio femminismo odia le divisioni in immacolate, vergini, casalinghe e puttane, il mio femminismo ama le donne e gli uomini liberi, non perseguita le Minetti e le Belen, ma critica più che altro chi questi sistemi li ha creati e li ha resi gli unici modi di vivere e di sentirsi vincenti.
Se siete affetti da “troiofobia” fate presto, curatevi! E’ trasmissibile, dannosa e spesso anche letale. Fate un bene alla società: amate, leggete, informatevi.