“Sofia dei presagi” di Gioconda Belli

Creato il 30 dicembre 2015 da Valeria Vite @Valivi92

“La luna in cielo si trova ora sopra il cerchio dei ceri, Xintal muove l’ultimo passo di danza, i tre si fermano e lei intona il canto d’invocazione alla Madre Antica.
<Benedici noi, madre, perché siamo tue creature
<Benedici i nostri occhi perché possano vedere la bellezza invisibile
<Benedici il nostro naso perché possiamo sentire i tuoi profumi
<Benedici la nostra bocca perché possiamo dire parole magiche
<Benedici il nostro petto perché il cuore vi batta in armonia con la natura
<Benedici le nostre gambe, benedici i nostri sessi creatori di vita
<Benedici i nostri piedi perché danzino la gioia dell’eccitamento
<Benedici questa notte perché la luce giunga fino a noi e quella che non ha madre trovi il suo cordone ombelicale>. “

Sofia dei presagi, il cui titolo originario in spagnolo è Sofia de los presagios, è un romanzo di Gioconda Belli prossimo ai vent’anni, infatti è stato pubblicato nel lontano 1996. L’autrice, originaria del Nicaragua, ha pubblicato anche Nel paese delle donne, che abbiamo recensito recentemente.

Sofia è una fanciulla bellissima con un triste passato alle spalle: figlia di padre gitano e di una madre che ha lasciato tutto per inseguire l’amore, venne abbandonata involontariamente durante la separazione dei genitori. La giovane viene cresciuta da due anziani, una povera donna che ha perso i suoi figli e un ricco proprietario terriero senza eredi che non sono legati tra loro da alcun vincolo affettivo. Come predetto dalle carte e da numerosi presagi, Sofia è destinata ad una lunga serie di disgrazie sino a quando non riuscirà a spezzare il “cerchio dell’abbandono”, iniziato con la perdita della madre e di cui non si scorge la fine. La giovane è aiutata da tre anziani stregoni che, venerando la Dea Madre e praticando la magia buona, tentano di spezzare il cerchio.

E’ difficile determinare il tempo e il luogo del racconto per un lettore medio di nazionalità italiana che ha poca dimestichezza con la storia e la cultura del Sud America. Ad un certo punto del racconto viene menzionato Disneyland, quindi i fatti narrati avvengono sicuramente dopo il 1955 (anno in cui è stato aperto al pubblico il parco dei divertimenti), ma Sofia, pur essendo benestante, non conosce ancora l’utilizzo dei pannolini usa e getta per sua figlia, perciò il libro è ambientato prima degli anni Settanta. La storia delle leggi sul divorzio in Nicaragua potrebbe essere molto utile per datare l’ambientazione dell’opera, ma è molto difficile trovare informazioni al riguardo dall’Italia. Nella casa in cui Sofia si trasferisce dopo il matrimonio il telefono costituisce una straordinaria novità e la televisione non è scontata come ai giorni nostri, pertanto il romanzo potrebbe effettivamente essere ambientato tra il 1955 e gli anni Settanta.

La vicenda si svolge in un piccolo villaggio di campagna in cui tutti si conoscono e la popolazione è prevalentemente divisa tra proprietari terrieri e dipendenti agricoli. E’ soprattutto la descrizione degli elementi naturali che ci permette di respirare l’atmosfera della terra natia di Gioconda Belli: scimmie, zanzare, estati afose e, come nel romanzo Nel paese delle donne, vulcani e piantagioni di fiori.

Sofia, pur essendo bella e ricca, ha tutti i prerequisiti necessari per essere marchiata come la strega del villaggio: ha sangue gitano, il suo migliore amico è un omosessuale, ha un carattere ribelle e non rispetta le convenzioni sociali, divorzia dal marito, ha degli amanti, non va in chiesa (nella prima parte del racconto), pratica dei rituali magici spogliandosi alla luce della luna, fa l’amore all’aperto in luoghi pubblici e ha una figlia fuori dal matrimonio non riconosciuta dal padre. L’autrice giustifica e difende le scelte del personaggio narrandone le drammatiche ragioni e abbracciando una filosofia di rispetto, comprensione e femminismo, la stessa che ritroveremo nelle altre sue opere. Le streghe compaiono veramente nel romanzo sotto le spoglie delle “fate madrine” che aiutano Sofia; tali personaggi credono nella Madre Terra ed è soprattutto attraverso la propria religione che rivelano di possedere una visione del mondo fortemente femminista.

Gioconda Belli non menziona mai apertamente il femminismo eppure le sue opinioni al riguardo trapelano con evidenza, anche attraverso le numerose citazioni di teorie femministe di cui ancora non so riconoscere la paternità (anzi, maternità!). L’autrice tratta inoltre di femminismo attraverso la “stanza tutta per sé” che Sofia ha realizzato nella dimora del primo marito, i riferimenti a L’amante di Lady Chatterley e a Lilith, la prima moglie di Adamo.

La forza della donna, secondo quanto raccontato nel libro, consisterebbe nella sua facoltà di generare e di dare la vita; si tratta di un tema centrale nel romanzo in quanto è proprio la perdita della madre ad aver provocato per sofia il susseguirsi di sciagure che ha rovinato gran parte della sua vita, ma la maternità costituirà anche la salvezza della giovane.

La trama è avvincente e ben strutturata, tuttavia il ritmo della narrazione è lento, la suspance è praticamente assente e i dialoghi sono poco avvincenti. Si tratta sicuramente di un romanzo che predilige la riflessione all’intrattenimento.


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