Elisa Brandino è reduce dal ritiro con la nazionale maggiore, culminato nello scorso fine settimana con il torneo amichevole di Caronno. “Un buon test e una bella esperienza” commenta, “siamo un gruppo che comprende giovani e veterane. De La Loggia eravamo addirittura in otto, giocare in azzurro con le compagne di tutti i giorni è un onore e un piacere, visto il grande affiatamento che c’è tra di noi. Sicuramente aiuta anche a sentire meno la pressione; in nazionale questa si sente particolarmente, dal momento che ogni giocatrice viene giudicata individualmente”.
L’appuntamento è quello estivo dei Mondiali di Harleem (Olanda). Delle 25 atlete convocate al primo raduno ne partiranno solo 17 e i nomi saranno resi noti circa un mese prima dell’evento, sulla base dei test di Legnano e Forlì, in programma a metà giugno e metà luglio. Il sogno è ovviamente partecipare alla rassegna iridata, anche se il pitcher del Rhibo La Loggia non ci pensa più di tanto: “sinceramente non mi aspettavo neppure l’ultima chiamata” racconta Elisa, “è stata una grande gioia e soddisfazione, capitata in un momento in cui ero concentrata solo sulla squadra di club. Chissà, probabilmente se l’avessi inseguita non sarebbe arrivata; in ogni caso ci tengo a ringraziare il manager Marina Centrone per avermi regalato questa opportunità”.
Non è stata la prima esperienza azzurra per la 34enne torinese, che nel 2007 aveva preso parte alle Universiadi di Bangkok. Sicuramente uno dei momenti indimenticabili di una carriera cominciata all’età di 14 anni, con l’esordio sul diamante del Torino Softball Junior. “Ci avevano presentato la disciplina alle medie e in prima liceo decisi di provare. Nei primi anni 2000, poi, giocai a Saronno; quindi decisi di tornare a casa e approdai a La Loggia”.
Anche un paio di interruzioni nella carriera di Elisa Brandino, prontamente richiamata per coprire un ruolo tutt’altro che sempice. “Il lanciatore si costruisce con anni di esperienza” conclude il pitcher con la maglia numero 90, “la prima difficoltà è a livello mentale perché il lancio è l’inizio del gioco e può condizionare in positivo o in negativo tutta l’azione. Oltre alla tecnica e al fisico si devono allenare la concentrazione e l’intesa con il catcher, che suggerisce il tipo di lancio. Per fortuna gioco in un team che mi dà fiducia, qui mi sento protetta e sento meno la pressione”.