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Sognando Paris Hilton

Creato il 04 settembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

 

A me la Hilton non mi lascia riposare in pace, me lo fa venire duro, duro da impazzire: ci penso, anzi la penso, me la vedo davanti, cerco indarno di ghermirla, abbraccio l’aria, scatto su come una molla; ed eccomi seduto sul letto bagnato di sudore, mi alzo, vado alla finestra in mutande, guardo attraverso le commessure della tapparella: nessuno in strada, aspetto, arrivano due, due amiche probabilmente, ridono, risate squillanti, le osservo; ma che brutte che sono, non sono come la Hilton, hanno caviglie grosse e piedi grossi tipo scaricatori di porto, si reggono a malapena su tacchi troppo alti, e hanno seni strabordanti terribili e flosci e capelli lunghi così tanto che sembrano parrucche. No, non sono delle trans: son proprio delle femmine umane, per usare un eufemminismo!
 
Culi grossi, enormi, di cellulite: gambe avvolte strette strette da pantaloni elastici. L’orrore si disegna sul mio volto in rivoli di sudore gelato: si son voltate verso di me, hanno puntato lo sguardo nel mio nascosto dalla tapparella. Forse hanno intuito, forse no: ma il fatto inequivocabile è uno e uno solo, mi stanno fissando, e sono due e il mio cuore perde un colpo e un altro ancora. Tossisco, sto male, quasi svengo, mi accascio. Mi sento come ritirare per tornare a essere un feto asessuato. A stento mi rialzo. Madido di sudore freddo, l’aria in camera mia è pesante più del piombo tanta è l’umidità: arranco fino al letto, cerco di recuperare l’immagine della Hilton, di Paris Hilton, ma niente di niente: la mano mi scivola sulla patta ed è come toccare il vuoto assoluto. Grido, grido fino a spolmonarmi: purtroppo non perdo i sensi. Finalmente lo sento: è non più grosso d’un pisellino novello. Cerco la Hilton, un barlume di femminilità: ma la mia mente è stata devastata dall’orrore visto spiato catturato dallo sguardo dietro alla tapparella. Mi addormento, stanco, più stanco che se avessi fatto sesso con due mucche pazze. Cado nell’orrore del sonno.

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