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Fiera di Nonsochecosa. Io, Stefano, Saffo e Aldo parcheggiamo un po' distante dall'ingresso. L'auto è la mia cara vecchia Fiesta. Apro il bagagliaio e consegno i vari zaini agli amici. C'è silenzio, troppo silenzio. Quando chiudo il portellone ne capisco il motivo. Tre brutti ceffi, coltelli alla mano, ci minacciano. I miei tre amici si sono fatti piccoli così. Io ho ancora le chiavi dell'auto in mano e, il più grosso dei tre, ridacchiando, punta lo sguardo proprio sulla mia persona. Deglutisco. «Dammi le chiavi o ti buco!» dice con una voce tanto roca da sembrare Al Pacino in Scarface.Deglutisco di nuovo.«Fagli un buco Giò,» dice l'altro «così vediamo se si sgonfia.» e ride sguaiato.Io allungo le chiavi della mia Fiestina.«Bravo! Vedo che hai capito qual è la cosa giusta da fare.» dice serio prendendo le chiavi dalle mie mani «Ora allontanati.»Faccio un paio di passi indietro e mi ritrovo a sbattere contro i miei silenziosissimi amici. I tre salgono sulla mia auto, la chiamano cariola, mettono in moto e fanno retromarcia. Quasi ci prendono sotto. Io, osservo la targa dell'auto, il paraurti, sotto il paraurti. C'è un tubino grigio che sporge. Il tipo alla guida innesta la prima facendo grattare il cambio. Mi chino e tiro il tubino fino a che uno dei due lati non cede. Un liquido oleoso comincia a riversarsi sull'asfalto. Mi rialzo che l'auto ha già compiuto un paio di metri. Sento le risate dei tizi.Stefano mi guarda e dice «Ora che facciamo?»Io sfilo lo Zippo dal marsupio e innesco la fiamma «Tanto non vanno molto lontano!» dico lanciandolo al suolo. Il liquido avvampa immediatamente. Una fiamma azzurra si solleva dall'asfalto e comincia a seguire velocemente le tracce della Fiesta.Noi ci avviamo all'ingresso della fiera, in silenzio, mentre una strana esplosione scuote le fronde degl'alberi che delimitano l'intero parcheggio.
***
Più tardi, all'interno della fiera, mi trovo improvvisamente solo. Stefano svetta sue stand più avanti da me. Sta parlando con un tizio. Suppongo che anche Aldo e Saverio siano lì con lui. Ma ciò non mi rasserena perché una voce roca, nota, arriva da lontano «Eccolo!»Mi volto di scatto e loro sono proprio lì di fronte a me, pochi metri ci separano tra la folla. Mi volto e scappo. Loro mi vengono dietro. Giro a destra, un lungo corridoio, i loro passi veloci alle mie spalle non mi danno tregua. Supero un posto di guardia dei Carabinieri dove un appuntato grassottello mi grida dietro «Ehi quagliò...» senza che io gli presti attenzione. Giro di nuovo a destra, di nuovo dritto lungo un nuovo corridoio. Alla fine una porta a vetri, sprangata. Mi fermo. Ansimo. Loro si arrestano e mi guardano sornioni. I due sgherri sono bruciacchiati. Gli abiti a pezzi mostrano parti delle loro carni arrostite. Il loro capo sembra incolume. Stavolta ha un arma da fuoco in mano, mentre gli altri due puntano i soliti coltelli minacciosamente.Sono in un vicolo cieco. Il Carabiniere ci ha seguiti ma, subito, intimorito, si allontana in silenzio lanciandomi uno sguardo costernato. Il capo del gruppetto sogghigna e dice «E adesso dove scappi?»Persa per persa, decido di affrontarli. Mi metto a correre verso di loro. Questo li spiazza. I tre si guardano negl'occhi, nel frattempo spicco un balzo in avanti, allungo un pugno e... sento l'aria frusciare sotto di me, come se stessi volando; una strana sensazione, piacevole, di potenza, mi pervade. Spingo con energia il pugno in avanti e accelero in maniera incredibile. Colpisco il capo del trio senza che questi riesca ad esplodere un solo colpo della sua pistola. L'impatto, violento, lo scaraventa al suolo. Gli altri due lasciano cadere i coltelli e scappano. Io impenno, mi alzo di quota, sfondo il soffitto, sono all'aperto e continuo a salire, vedo le Due Torri in lontananza, è tutto così incredibile, eppure... eppure la sveglia suona e, io torno alla realtà.
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