È un sogno, dicevamo, per quel uomo; senz'altro più abbordabile del sogno di un mondo di giustizia, della propria promozione sociale, di un futuro radioso per il suoi figli. Più abbordabile e anche più reclamizzato: fateci caso, ogni due spot pubblicitari in Tv, almeno uno decanta le doti meccaniche di una macchina, il design di un Suv, le prestazioni di una fuoriserie.
I sogni non hanno prezzo, su questo penso nessuno abbia nulla da obiettare. Ma questo sogno ha un prezzo che paghiamo tutti quanti. Secondo le ultime statistiche, l'Italia in rapporto alla popolazione, è la nazione più inquinata del mondo, addirittura più della rutilante Cina. E non siamo un Paese in pieno boom economico che fuma da milioni di ciminiere, ma - attenzione - un Paese, unico nell'universo conosciuto, dove le automobili immatricolate hanno superato il numero delle persone in grado di portarle, con o senza patente.
Provate a trarre delle conseguenze da questo strabiliante primato. Provate a pensare cosa gliene può fregare agli italiani dei mutamenti climatici; provate solo a chiedervi se sanno di cosa si sta parlando quando si parla di gas serra, di risparmio energetico, di futuro del mondo. E provate a chiedervi ancora: cosa interessa veramente agli abitanti di questo Paese, di cosa sentono di aver bisogno, che non sia un pacchetto di eurazzi in tasca e un poliziotto sotto il portone. Per inciso abbiamo rispetto agli altri Paesi europei un 30% in più di polizia; più poliziotti di noi li ha solo Cipro, paese diviso in due dall'ultima cortina di ferro.
Siamo un paese profondamente egoista, anche per quello che attiene la sicurezza. Scendiamo in piazza per la nostra sicurezza, ma in quanto alla sicurezza sul lavoro siamo ancora al livello del Medioevo.
Ma questa è un'altra storia...