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Sogno amaranto secondo Giovanna Albi

Creato il 14 agosto 2013 da Cinzialuigiacavallaro
 

photoRingrazio Giovanna Albi, docente e critica letteraria dotata di acume e profonda conoscenza del mondo letterario, per aver incluso il mio romanzo nelle sue letture e recensioni. Il fatto poi che abbia gradito il mio testo non può che rendermi contenta, soprattutto per la consapevolezza che non si tratta di una lettrice qualsiasi, ma di una persona la cui conoscenza e vocazione per la letteratura sono un punto fermo e indiscusso. Desidero sottolineare che ho trovato nelle sue parole una vicinanza profonda che mi ha commosso e che evidentemente significa una lettura piena di attenzione ed empatia. Pertanto ringrazio davvero Giovanna di tutto cuore.

Vi trascrivo qui il testo integrale della sua recensione, rimandandovi al link diretto del suo blog nel quale potrete trovare non solo altre recensioni, ma anche spunti interessanti sia per comuni lettori che per scrittori e letterati.  

 

Ringrazio Cinzia di avermi fatto dono del suo libro: mi ha fatto conoscere una donna straordinaria e un testo che ciascuna donna

Sogno amaranto secondo Giovanna Albi

vorrebbe scrivere. L’autrice mette seduto l’uomo e gli innalza il più bel canto di amore che abbia mai letto. Un sentimento delicato e profondo che ti scava dentro con tutto il suo dolore e la “necessaria bellezza” dell’amore. Un libro che è una disamina interiore, una devozione totale, pulita come l’aria che respiriamo, un amore ineludibile, a cui non possiamo sottrarci, perché “omnia vincit amor”. Un libro che trabocca di sentimenti forti, che è un darsi gratuito in cui spiritualità e carnalità si incontrato in una dimensione fuori dello spazio-tempo abituali, perché l’amore supera queste barriere e ci fa parlare con l’oggetto amato in una dimensione superiore. E il colloquio continua anche quando l’altro non ci corrisponde o è distratto e ci lesina i suoi sentimenti. La donna non dimentica, l’uomo sì, la donna si dà, certa che ci sarà una ricompensa per questo amore grande e totale. Ho giustamente parlato di una “grande donna” perché solo una donna vera sa dipingere e penetrare nel sentimento amoroso come fa Cinzia Cavallaro. Gli uomini scrivono saggi sull’amore, Galimberti docet, le donne entrano dentro il sentimento e lo scavo interiore non ha fine, perché un amore vero non ha inizio né fine, ma continua per tutta la vita e, direi, oltre la vita stessa. Qui siamo di fronte ad una prosa lirica di altissimo livello, in un colloquio mai narcisistico con l’oggetto concupito, e il dialogo si fa più forte, proprio perché l’oggetto è assente, lontano, incurante, silenzioso e lei, la donna, immagina, fantastica, rincorre con parole scavate, scovate, inseguite con infaticabile lena. Rincorrere l’amore è una necessità dell’anima, perché solo l’anima sa, riconosce il profumo dell’altro. Ho scritto un testo anche io sull’amore, si intitola “Odore di bimbo” e mi sono trovata in sintonia perfetta con l’autrice-amica: le donne riconoscono il proprio amore a partire dai profumi che questo emana e dalle mani che ora tamburellano nervosamente piene di ansia, ma che, quando amavano, erano belle delicate, carezzevoli, devote. Purtroppo gli uomini hanno paura di veder crescere il sentimento dentro di sé e chiudono gli occhi e le orecchie all’amore e fuggono per dimenticare. Le donne no, le donne ricordano sempre e portano il ricordo dentro il loro grembo: amare è una questione ancestrale, una condizione a cui non si sfugge; le donne guardano in faccia il loro sentimento e lo cercano, lo rincorrono, lo tessono, lo vivono, perché sanno che gettare un amore significa mandare in frantumi la loro anima. E l’autrice non ha cosa più preziosa della propria anima che si rispecchia nell’altro in assenza. E’ proprio la mancanza a rendere forte questo sentimento. Come una Penelope moderna, tesse la tela del suo Amore e su questo riversa tutta se stessa, la pienezza del suo ardore, la forza del suo sentire, l’amarezza del distacco, la nostalgia, il pianto del dolore. Freud direbbe che noi donne siamo masochiste in questa devozione totale, io, donna, antifallocentrica, dico che Cinzia Cavallaro è una donna vera ed  è un’abilissima maestra dell’amore. Potrebbe aprire un tiaso dei giorni nostri per insegnare alle donne come si ama, come si possono incontrare carnalità e spiritualità, passione dei sensi, vertigine del pensiero e dimensione superiore. Il libro effettivamente è da vertigine perché si entra dentro un labirinto emozionale da cui è difficile sganciarsi, anzi non ci si vuole sganciare, perché si sa che le due anime si rincontreranno e bagliori di luce eterna emaneranno fuori delle convenzioni e torneranno ad assaporare l’Assoluto.

 


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