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Sogno o son desto?

Da Pythia
Ricordo una sera d'estate di almeno vent'anni fa (fa una certa impressione scriverlo, datemi un momento ché mi ripiglio): in una delle rare occasioni in cui sono riuscita a parlare a mia madre di me, le ho chiesto se fosse normale sognare ad occhi aperti. Perché io non è che mi limitassi a fantasticare ogni tanto, no, praticamente mi ritrovavo a inseguire i miei sogni in ogni momento libero, tanto che qualche volta mi trovavo a chiedermi se una cosa fosse successa davvero o me la fossi soltanto sognata.
Mamy mi ha tranquillizzata, così io ho proseguito imperterrita con le mie visioni. Ho avuto qualche problema in terza media, perché mi facevo prendere la mano, complice il fatto che ero la secchiona della classe e per la maggior parte del tempo mi annoiavo a sentire cose che già sapevo: le strigliate della mia prof di italiano sono incise per bene nella mia memoria.
Negli anni me ne sono inventate di cotte e di crude, prendendo ispirazione dalla vita reale (semplici variazioni sul tema, per la serie "cosa sarebbe successo se..."), dai film o dalla musica (ed ecco Michael Jackson che si trasferisce nella villa a due passi da casa mia), dai romanzi (sono stata pirata, vampira, cheerleader e giustamente internata in manicomio).
Quella volta che ho costretto mamy a letto per sette mesi perché non ne volevo sapere di starmene buona nel pancione, lei si è vendicata leggendo Georgette Heyer, che scriveva romanzi simil-Harmony ambentati nell'Inghilterra della Reggenza: il risultato è che la mia mente bacata scivola fin troppo spesso nel melenso, pertanto dubito che sarei in grado di trascrivere i miei sogni in qualcosa che sia minimamente potabile, senza provocare carie istantanee.
La famosa sera d'estate, mamy mi aveva detto che prima o poi i sogni ad occhi aperti sarebbero finiti, perché io sarei cresciuta. Pensavo si sbagliasse, perché ho continuato con le mie fantasticherie ben oltre la maggiore età: sono diventate una forma di meditazione-astrazione dalla realtà, utili a sfogare rabbia repressa, a cercare una distrazione o anche soltanto ad addormentarmi. Non ricordo un solo giorno in cui non mi sia concessa un momento di delirio ad occhi aperti. Fino alla settimana scorsa.
Da un giorno all'altro i miei sogni sono spariti, il piacere di immaginare situazioni nuove è svanito, la sicurezza delle variazioni su temi vecchi se n'è andata. Puff.
E ora mi sento come se avessi perso un pezzettino di me.
Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore?  (Arthur B. Chandler)

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