In un indefinito momento storico del futuro, lo psicologo Kris Kelvin, incaricato di redigere un rapporto per l’eventuale smantellamento della missione sul pianeta Solaris, incontra, probabilmente per l’ultima volta, il proprio padre. È grazie a lui che conoscerà Henri Berton, ex astronauta della prima spedizione su Solaris, che gli mostrerà una registrazione della commissione scientifica che esaminò il suo rapporto di ritorno dalla prima spedizione. Solaris è un pianeta difficile da comprendere. L’opinione degli scienziati si divide tra chi vede il rapporto di Berton come una pura esperienza allucinatoria e una minoranza che vede l’Oceano di Solaris come un cervello pensante con il quale una spedizione ormai ridotta a 3 membri cerca di comunicare.
Dopo aver risposto in malo modo alle richieste di Berton di non fermare la ricerca sul pianeta, unico modo per poterlo riscattare da un passato che l’aveva fatto diventare lo zimbello della comunità scientifica, Kris parte per la stazione di Solaris dove incontrerà il dott. Sartorious (biochimico legato a una forte razionalità e sostenitore del progresso scientifico ad ogni costo) e il dott. Snaut (cibernetico consapevole dei limiti della comprensione umana). Il terzo membro, il fisiologo dott. Gibarian, morto poco prima dell’arrivo di Kris, in un messaggio video spiega molto confusamente i motivi del suo suicidio. Molto presto Kelvin si accorgerà della presenza di qualcun’altro nella base.
Solaris è un film che senza dubbio non ha avuto vita facile in occidente. Fu presentato come la risposta sovietica a 2001: Odissea nello Spazio e arrivò in Italia mutilato dei primi 40 minuti e molti successivi tagli per semplificarne il contenuto e renderlo più intelligibile allo spettatore medio. Questo lavoro tagliò fuori la complessità psicologica su cui si articola l’intero film rendendolo piatto psicologicamente ma soprattutto impossibilitandone la comprensione del finale. Grazie alla pubblicazione in DVD nel 2002 della versione integrale è possibile apprezzarlo nella sua integrità.
Andrej Tarkovskij ci presenta perfettamente con questo adattamento del romanzo omonimo di Stanislaw Lem, il clima dell’Unione Sovietica del periodo post-Stalin. Questo film come quelli di altri autori appartenenti a questa seconda generazione di registi sovietici, critica alcuni motivi ideologici del pensiero sovietico. In questo caso ci troviamo di fronte a un ammonimento diretto alla comunità scientifica. Un invito a riconoscere i propri limiti e a seguire una moralità scientifica. Proprio come sul pianeta Solaris, dove gli eventi inspiegabili finiscono per fare da specchio della mente di Kris Kelvin, l’essere umano è impossibilitato a una comprensione sommaria e totalitaria di se stesso e ciò che gli sta intorno. L’inspiegabilità di un pianeta così diverso e impossibile da percepire nella maniera adeguata si riallaccia, quindi, all’impossibilità dell’essere umano di comprendere se stesso e i suoi simili.
VOTO: 9/10