S’infoltisce il gruppo degli scienziati che negano la relazione tra emissioni di biossido di carbonio in atmosfera ed il cosiddetto “riscaldamento globale”. Hanno senza dubbio ragione, poiché l’intensificazione dell’effetto serra a causa del CO2 è mera propaganda, come abbiamo dimostrato in molte occasioni. Tuttavia gli specialisti in oggetto sono l’altra faccia della disinformazione. Vediamo per quali motivi.
• Sono studiosi - li definiamo in modo sprezzante “solaristi” - spesso in buoni rapporti con la N.A.S.A., il ricettacolo di ogni più vergognosa menzogna in molti campi, non esclusivamente nel settore della geoingegneria clandestina.
• Sono esperti che non solo ignorano le attività chimico-biologiche, ma che, quando sono interpellati sulle chemtrails, perdono le staffe e cominciano ad insultare i ricercatori indipendenti proprio come i negazionisti classici.
• Elaborano modelli meteorologici e climatici basati sull’attività solare, trascurando, però, quanto rilevato dall’astronomo Eric Dollar che evidenzia il nesso tra “letargo” del Sole e la necessità dei militari di creare, per mezzo di metalli elettroconduttivi, una ionosfera ad hoc. [1]
• Sono accademici che, ostentando autonomia, sviano l’attenzione dal problema per eccellenza, la deliberata distruzione della biosfera attraverso le scie chimiche e le armi elettromagnetiche.
• Sono specialisti che, invece di analizzare le situazioni concrete e contingenti, si perdono in elucubrazioni e proiezioni alla fine inverificabili circa cicli naturali lunghissimi, usando dati frutto di mere ipotesi. Quando, tra cento anni, si dovesse dimostrare che i loro sistemi predittivi erano errati, chi si ricorderà di codesti ricercatori? Così oggi essi si pavoneggiano con teorie controcorrente, senza esporsi ai rischi cui si espongono gli scienziati, quelli veri; in un futuro prossimo saranno celebrati, se avranno indovinato il futuro; in caso contrario, potranno appellarsi alla complessità della climatologia.
[1] Dollar ritiene che uno degli scopi di H.A.A.R.P. e degli altri riscaldatori ionosferici sia quello di creare uno strato di plasma artificiale, ogni qual volta la debole attività solare non alimenta la ionosfera naturale. E’ una conclusione che merita di essere considerata ed approfondita, perché conferma quanto sappiamo a proposito degli interventi ad opera dei militari per cui la ionosfera è indispensabile ai fini delle comunicazioni radio.
Dichiara l’astronomo: “Sono cicli di ventidue anni, di inattività e di attività. Un ciclo cominciò agli albori del Rinascimento. Un picco si verificò durante la Seconda guerra mondiale ed ora nel ciclo 24 il Sole si addormenta, non crea la ionosfera, come se le fasi solari stessero per finire. Oggi il flusso solare è 140 circa e dovrebbe essere almeno 200: ora l’astro lavora a metà potenza per questa parte del ciclo, quindi non genera la ionosfera utile per comunicare. Col minimo solare si indebolisce così lo spettro radio: adesso siamo al massimo solare e non è meglio del minimo. Perciò la domanda è la seguente: quando il Sole entrerà nel minimo nei prossimi sette anni, quanto sarà ‘morto’? L'ultimo minimo è stato da primato: l’emissione energetica non è mai scesa sotto 60, mentre questa volta ha toccato 58 sicché non si poteva comunicare".
La flessione nelle prestazioni nelle comunicazioni ionosferiche fornisce un'indiretta indicazione per quanto concerne le attività di geoingegneria spacciate come "solar radiation management", volte a mitigare gli effetti dell'attività solare. In realtà è il contrario, ossia le operazioni di aerosol sono, tra le altre cose, finalizzate al mantenimento di una coltre elettroconduttiva utile a bilanciare la diminuzione di efficienza dello strato ionosferico.
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