Auto-ironia e canzonette. Zalone sbanca nuovamente e realizza il suo prodotto migliore
Terza prova attoriale e altrettanti successi al botteghino. Checco Zalone porta al cinema l’italiano medio, cialtrone e incapace (ma in fin dei conti dotato di bontà d’animo), inconsapevole ultimo baluardo dell’Italia truffaldina.
Checco è sposato, ha un figlio e per vivere vende aspirapolveri. Sorride sempre e da l’impressione di essere un prodotto dell’italian dream, sbattutogli in faccia dall’ultimo ventennio televisivo. Dopo aver venduto a tutta la famiglia il costoso elettrodomestico, comincia ad acquistare qualsiasi strumento tecnologico. Ma la crisi incombe. E Checco comincia a non vendere più, la moglie viene licenziata dalla fabbrica e i finanziatori cominciano a riprendersi mobilio ed elettrodomestici. Tuttavia Checco non perde l’ottimismo e promette al figlio Nicolò una vacanza da sogno, se sulla pagella scolastica otterrà tutti 10.
Si ride tanto e genuinamente. Perché Zalone (all’anagrafe Luca Medici) realizza un film più completo, sfaccettato e ambizioso dei precedenti e con il suo consueto umorismo graffiante e mai realmente volgare, mette a nudo (e in fila) tutti quanti: maestre, psicologi, imprenditori, operai, massoni, naturalisti, finanzieri e registi. Una lunga carrellata italica di maschere grottesche, ma terribilmente reali. Perché Zalone (pur senza pretese, ma con intenso umorismo cafone) ostenta in modo disarmante l’Italia e la sua classe dirigente, figlia del ventennio berlusconiano, con i consueti truffatori da quattro soldi ed evasori incalliti. E lo stesso Zalone non si nasconde dietro un dito: lui stesso non rispetta pagamenti, firma cambiali e assegni post-datati, vende aspirapolveri ai familiari ed esibisce una ricchezza che non possiede. Ma tutto ciò si respira all’insegna dell’ottimismo, della bontà d’animo e di quell’intensa voglia di imparare dai figli, quella progenie a cui l’Italia, disegnata da Zalone (e dal suo amico-regista Gennaro Nunziante) a tinte fosche e sbiadite, ha rubato il futuro.
E se ogni tanto si sentono in sottofondo le canzonette neo-melodiche (in questo film meno presenti) e si ride a denti stretti, Sole a catinelle (2013) non è solo il miglior film della trilogia “meteorologica” zaloniana, ma è pura commedia all’italiana. Una parodia esilarante votata al sociale e alla società. Lo spettatore non ride solo di sé stesso, ma delle macchiette sbattutegli in faccia senza patetismi e stucchevolezza. Checco stavolta convince pienamente e seppur il viaggio sia un pretesto (esile), la pellicola fa riflettere tra le righe e diviene specchio di un’”italietta” non solo in crisi, ma addirittura malata.
Uscita al cinema: 31 ottobre 2013
Voto: ***