Sole a Catinelle – Recensione

Creato il 08 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Iaconianni family / Fotoguru.it/ CC BY-SA 3.0

Nel panorama delle commedie italiane siamo abituati ad archetipi consolidati: la commedia d’autore, il film del cabarettista del momento in cui vengono snocciolate “paripari” le gag viste a Zelig, il cinepanettone, delizia e tormento del pubblico nostrano. Poi c’è Checco Zalone.

Il perchè Zalone meriti una categoria a parte è presto detto: il suo umorismo è ruspante e immediato, non ci sono battute raffinate o gag elaborate, tutto viaggia sulla semplicità ed è infarcito con quella piccola dose di trivialità che fa ridere se usata con tempismo. A prima vista questi ingredienti ricordano quelli dei misfatti natalizi di Neri Parenti e della cricca Boldi/De Sica, ma a ben guardare si nota la mancanza di ciò che rendeva indigesti i cinepanettoni.

Non c’è la bellona scosciata che manda su di giri il romano e in bianco il milanese; le parolacce non sono il cuore della gag ma il suo contorno (un rafforzativo, a mo’ di commedia plautina), lo stereotipo regionale serve solo per dare colore al protagonista e delinearne i contorni, collocandolo in contesti e situazioni diverse, anzichè fargli ripetere ogni volta una battuta “simbolo” nello stesso ruolo. I personaggi di Zalone rimangono conformi alla macchietta dell’italiano ignorante e cialtrone, ma c’è quel minimo impegno richiesto per far sembrare questo film diverso dai precedenti.

Dopo il cantautore in cerca di contratto in “Cado dalle nubi” e la guardia giurata contro i terroristi del Duomo di “Che bella giornata”, ora tocca al Checco di “Sole a Catinelle”, venditore di aspirapolveri, finito fortuitamente tra ricchi imprenditori, adempiere alla promessa di regalare al figlio una vacanza memorabile. Nonostante l’atmosfera sia sempre scanzonata sorprende come Zalone e Nunziante (regista abbonato alle pellicole del comico pugliese) riescano persino ad inserire spunti e situazioni proveniente dalla cronaca nazionale più “seria” e discussa. Equitalia e pignoramenti, eutanasia, finanza disonesta e imprenditoria spietata diventano spunti per mettere alla berlina polemiche e tragedie dell’Italia odierna. Rimane da decidere se sia un bene o un male banalizzare certi temi attraverso una satira così sempliciotta, ma di sicuro denota un volersi guardare attorno.

Nel complesso Checco Zalone riesce a confezionare una commedia divertente, retta da un umorismo molto immediato che viaggia su un confine borderline, usando elementi tipici dei suoi illustri (o infami) colleghi senza sprofondare nel cattivo gusto.


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