Luigi La Rosa, giornalista, scrittore e curatore per Rizzoli
Messinese, classe 1974 e una vita vissuta tra Roma, Sicilia e Parigi: è Luigi La Rosa, giovane giornalista che collabora con varie testate giornalistiche che si è presentato da poco ai suo lettori con il travolgente romanzo "Solo a Parigi e non altrove", riscuotendo subito un notevole successo.
Curatore per la casa editrice Rizzoli di molti volumi (Pensieri di Natale, Pensieri erotici, L’anno che verrà e L’alfabeto dell’amore), è anche docente di scrittura creativa in scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari all’Università. Scrive per varie riviste, tra cui il settimanale siciliano “Centonove”e ha vinto numerosi premi letterari; molti suoi racconti sono raccolti in antologie, come "Roma per le strade" (Azimut) e "Quel che c’è tra di noi – storie d’amore omosessuale" (Manni). E’ editore e autore del blog letterario “Verso il faro” e vive da anni a Parigi, sua seconda patria.Isa Voi l'ha incontrato, l'ha conosciuto e lo ha intervistato per conoscere più profondamente i suoi pensieri e condividerli con i suoi lettori; Luigi La Rosa, oltre a essere un vero artista a 360 gradi, è una persona molto cordiale, disponibile e forse non ancora del tutto conscia del successo che lo circonda, vera e propria dote dei migliori scrittori.
- “Solo a Parigi e non altrove” è il titolo del suo bellissimo e suggestivo romanzo: ci può raccontare, in breve, di cosa parla la sua opera appena pubblicata?
“Solo a Parigi e non altrove” è un romanzo e insieme una guida sentimentale, è la cronaca del mio complesso rapporto con la città Parigi, scoperta cinque anni fa e da allora mai abbandonata, e insieme rappresenta un viaggio nelle storie dei grandi artisti che l’hanno abitata, raccontata, dipinta, musicata.
- Da dove nasce la scelta di un titolo così forte che esprime un legame particolare con Parigi?
Nasce dal fatto che Parigi è, più di ogni altra città e di ogni altro luogo al mondo, una città di assoluti. Parigi esige la totalità, l’estremismo. Non la si può amare con misura, ma sfrenatamente, così come non si possono ammirare con moderazione i suoi musei o le sue bellezze artistiche. Parigi la ami nella sua pienezza estetica, culturale e intellettuale, e se accade questo, allora davvero non vorrai vivere che solo a Parigi e non altrove, come recita il titolo del mio libro.
- Che messaggio vuole trasmettere ai suo lettori?
Il libro vuole essere un inno all’amore, alla bellezza, alla capacità dell’arte di cambiare la vita. In un’epoca di fuochi fatui come la nostra, tornare a valori necessari era per me salvifico quanto istintivo. Ebbene, le mie pagine esortano a un ritorno al culto della bellezza e della passione, oggi purtroppo assopite nel grigio qualunquismo del nostro tristissimo tempo.
- C'è qualcosa di autobiografico in questo libro?
Assolutamente sì, tutto il libro è interamente autobiografico. Gli amori che racconto lo sono, le esperienze di ricerca e di perdita esistenziale lo sono, le passioni per la letteratura, la pittura, la musica fanno potentemente parte della mia vita e del mio percorso di formazione personale.
- Un ritratto della Parigi di oggi dipinto dagli occhi un artista come lei...
Credo sia essenzialmente questo.
- Come è nata la sua passione per la scrittura?
E’ nata durante l’infanzia, nei primi anni in cui ci si forgia un carattere, una personalità. Non saprei dire da cosa dipende, ma tra i primi ricordi c’è un enorme tappeto su cui, già a tre anni, mi ritrovavo ogni pomeriggio a scrivere e illustrare storie. A questi ricordi associo anche una sensazione di grande, irraccontabile solitudine. Ma forse capita a tutti i creativi, forse è un destino che ci portiamo dentro, nel sangue, come una sorta di privilegio e insieme di maledizione.
- Anche io sono siciliana come lei e, pur essendo lontana da decenni dalla mia terra, non è facile staccarsi dalle proprie origini e non sentirsi siciliani sempre, ovunque; come vive lei il rapporto con la sua Sicilia?
Lo vivo molto intensamente. Sono e rimango siciliano. Lo sono perché ci vivo, ci torno periodicamente, ho in Sicilia la maggior parte dei miei laboratori di scrittura creativa – io vivo insegnando scrittura – e lo sono soprattutto perché sento nell’essere siciliani una condizione speciale dell’anima. Lo sono pure abitando a Parigi, per la maniera in cui guardo le cose, per certe intensità che sicuramente solo un’isola vitale e carnale come la nostra è in grado di conferire.
- Quali sono le sue letture preferite? E gli autori ai quali si sente più vicino?
Sono parecchi, ma il primo a cui mi viene da pensare è Stefan Zweig, scrittore e artista straordinario, morto suicida, dopo essere fuggito dall’Europa e dai nazisti. E’ uno scrittore da cui ho preso il gusto per la storia e per le storie – anche le piccole storie che molto spesso rasentano la grande, quei rivoli che confluiscono nei grandi destini dell’umanità. Poi, amo molto i classici russi, specialmente Tolstoj, e gli scrittori francesi, in assoluto Proust, Maupassant, Flaubert, e la poesia di Charles Baudelaire. Ma devo dire che leggo parecchio anche gli scrittori contemporanei, per il loro sguardo attuale sul mondo.
- Come considera il mondo dell'editoria oggi e cosa consiglierebbe a un aspirante scrittore?
Il mondo dell’editoria è davvero una grande lotteria. Non ci sono modalità precise: c’entrano la fortuna, il caso, l’ostinazione di chi scrive. Sicuramente, il consiglio che do sempre anche ai miei allievi è di perseverare, testardamente, cocciutamente, anche contro tutto e tutti, credendo in quello che si fa e mettendosi giornalmente in discussione. Solo la pazienza e la forza di volontà alla fine vincono. Sulle lunghe soltanto esse ripagano dei tanti sacrifici che impone la scrittura.
- Il romanzo che avrebbe voluto firmare lei...
“L’avversario”, di Emmanuel Carrère, uno scrittore che adoro.
- Quale è il suo rapporto con i lettori?
Un rapporto meraviglioso, di osmosi, di scambio totale. Sto ricevendo giornalmente lettere meravigliose, e foto, attestazioni di stima impagabili. Si scrive sempre per dei lettori, c’è poco da fare, e l’opera d’arte ha raggiunto il suo scopo soltanto quando ha toccato il cuore di questi lettori, quando lo ha riempito di luce. Non credo agli scrittori che ignorano sistematicamente i lettori, sarebbe come amputare la comunicazione di uno dei suoi piani di scambio fondamentali. I lettori sono l’immagine che ci restituisce lo specchio. Sono il nostro doppio vitale. Senza lettori uno scrittore non esiste.
- Secondo lei, quanto è importante oggi il rapporto tra scrittore e “mondo web”?
Secondo me è importantissimo. Una parte del mio successo lo devo anche alla mia presenza nel mondo web. Il mondo virtuale rappresenta una fetta necessaria della nostra comunicazione, inutile ignorarlo. E soprattutto: spesso il mondo web supplisce a carenze e cattivi funzionamenti della stessa editoria, diventando un efficacissimo strumento di comunicazione e visibilità.
Ha altri progetti letterari per il futuro?
Sì, io scrivo sempre. Adesso ho in mente altre storie a cui sto già lavorando, come sempre ambientate a Parigi e alla fine dell’Ottocento. E’ quello il fondale ideale della mia scrittura.
- Luigi La Rosa nella vita di tutti i giorni...
Un uomo difficile, confesso, pieno di contraddizioni, di profonde inquietudini, ma pure abitato da momenti di estasi irrazionale e totalizzante. Un uomo che rischia, compiendo scelte forti, radicali. Assai più semplicemente: un uomo che si cerca.
- Luigi La Rosa da bambino, i suoi sogni, le sue paure...
Anche da bambino ero come sono adesso: pieno di paure e di desideri inestinguibili. Ho un carattere fortemente volitivo, che fin dai primi anni mi ha obbligato a perseverare, ad andare dritto per la mia strada, ignorando qualunque pericolo o minaccia di difficoltà. Questo mi ha pure causato tanto dolore, a volte. Ma è necessario, fa parte del gioco dell’esistere. Non saprei immaginare una vita differente, forse perché questa è la mia, e devo farne i conti.
- Luigi La Rosa nel futuro: come si vede tra qualche anno?
Purtroppo, ho un grande problema col futuro, nel senso che non sono mai riuscito a vedermi a distanza di anni. Non so cosa ne sarà di me, sicuramente so che Parigi rimarrà uno dei punti fissi della mia vita.
- Un motto o una frase che possa descrivere se stesso...
Mi piacerebbe citare Oscar Wilde: posso resistere a tutto tranne che a una tentazione.
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