Ascoltami, oh notte…
ascoltami, or’intenta a sgombrar il cielo
da nuvole tristi per regalarmi luci lontane,
anch’esse ormai poco consolatrici
per un poeta dinanzi al suo plotone;
nutrimi, son dentro di te che invoco
la mia persa e amata grazia e
non bado nemmeno ai consigli dei giovani grilli,
or confusi nel volersi di un nudo e solitario agosto.
Guardo lassù e nulla ha più senso…
Sei più tacita del solito, perchè?
Forse, anche tu hai colto il tiepido sangue
sbocciato dalle Sue ferite?
Manca ormai poco alla morte,
eppur rimango con te davanti ad un firmamento argentato,
che ricolmo d’amore passato,
si sforza d’illudermi di un Suo ritorno.
Le figure su di esso or sembrano vuote;
son svaniti fantasmi privi di forma che
inneggiano alla fine del tutto.
I tormenti ridono dello sbaglio commesso
e vivono i miei ultimi respiri passati accanto a Lei
con il sapore della vittoria.
Guardami, son solo a parlarti,
ma stavolta non pretendo
la tua voce: sol mi basta goder di una
pace guerresca di stelle
che mi allontani ancor di più da Lei