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Solo dio perdona

Creato il 03 giugno 2013 da Kelvin
(Only God forgives)
di Nicolas Winding Refn (USA, 2013)
con Ryan Gosling, Tom Burke, Vithaya Pansringarm, Kristin Scott Thomas
VOTO: **/5
SOLO DIO PERDONADa Mann a Tarantino, passando per uno che ci sa fare. Nicolas Winding Refn è il nuovo regista-culto di Hollywood, venuto dal freddo della sua Danimarca a (cercare) di riscaldare una fabbrica dei sogni che ha un disperato bisogno di nuovi volti e nuove idee. E allora prendi un attore giovane, bello, aitante e muscoloso (Mads Mikkelsen o in questo caso Ryan Gosling, fate voi), non necessariamente bravo, possibilmente silenziosissimo, e sbattetelo in un mondo violento e insano a fare il vendicatore dei derelitti. Ed ecco il Refn-touch: che da Mann importa le atmosfere livide e notturne delle metropoli che non dormono mai, e dal prode Quentin il gusto per la violenza efferata, catartica, aggiungendo una spruzzata di misticismo di maniera...
Ma già dopo Bronson, primo film che abbiamo avuto occasione di vedere, titolo indubbiamente 'ad effetto' e disturbante al punto giusto, ecco arrivare il cupo Valhalla Rising, lugubre fantasy vichingo ammirato (si fa per dire) alla 66. Mostra di Venezia da pochi spettatori stremati dalla noia di una pellicola pretenziosa e lentissima, interminabile nonostante i soli 90 minuti di lunghezza infarciti di sbudellamenti a iosa... sufficienti però a lanciare Refn nell'Olimpo degli eletti del cinema indie. Logico che Hollywood gli dia la caccia, e lui non si lascia sfuggire l'occasione della vita: prende un protagonista bravino e belloccio (Ryan Gosling, già attore-feticcio dopo soli due film), una sceneggiatura banalotta ma suggestiva, una Los Angeles che ricorda (forse troppo) quella di Collateral e sforna il suo titolo più acclamato, quel Drive capace di vincere il premio per la regìa a Cannes 2011.
SOLO DIO PERDONADa qui a Solo Dio perdona il passo è breve. Solo per dire che Refn è probabilmente uno dei cineasti più sopravvalutati della sua generazione: perchè al quarto lavoro siamo sinceramente un po' stanchi di un autore che gira film con lo stampino, limitandosi a cambiare epoche e ambientazioni alle sue storie. Qui abbiamo di nuovo lo stesso protagonista di Drive, un Ryan Gosling ancora una volta monoespressivo e ben poco ciarliero, che insieme alla madre Kristin Scott Thomas deve vendicare il fratellone manesco e sprovveduto (Tom Burke) ucciso a causa del lassismo di un poliziotto sadico... per carità, le atmosfere cupe e fascinose ci sono ancora (astuto espediente usare la Thailandia per dare un tocco 'esotico' alle scenografie) ma stavolta la storia è davvero debole, confusa, esclusivamente al servizio di uno stile troppo leccato e ricercato per risultare realistico.
SOLO DIO PERDONAGosling, attore indubbiamente dotato, non si sforza nemmeno più di tanto per risultare 'diverso' dai ruoli precedenti (ai quali bisogna aggiungere anche  Come un tuono di Derek Cianfrance), limitandosi a 'recitare' col corpo e risultando ormai perfino un po' fastidioso nel suo mutismo, col rischio (per lui) di rimanere imprigionato in uno stereotipo per chissà quanto tempo ancora. Ma ciò che davvero risulta indigesto è l'uso stavolta realmente eccessivo e gratuito della violenza, che più che impressionare lo spettatore finisce con lo stancarlo, portando il film fuori strada e facendogli perdere quasi subito quell'atmosfera cupa e quell'intensità che invece avevamo ammirato in Drive. Solo Dio perdona risulta così un film presuntuoso e poco interessante, che ti lascia in bocca l'amara sensazione di un'occasione perduta, provocata da una confezione accattivante e muscolare che però, col passare dei minuti, si esaurisce in fretta lasciando spazio solo al sangue e alla noia.

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