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Solo gli amanti sopravvivono. I vampiri esangui di Jim Jarmush

Creato il 09 settembre 2014 da Wsf

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L’inferno non ha limiti e non é circoscritto

in un unico luogo;

perché dov’é l’inferno, lì noi sempre saremo.”

Christopher Marlowe

L’amore può vivere per sempre?

Questo pare chiedersi Jarmush nella sua ultima fatica cinematografica. Un’opera particolare e visivamente elegantissima, in cui il rock, le teorie quantistiche, la letteratura e la poesia si uniscono in una panacea fatta di silenzio e decadenza.

Adam ed Eve sono due vampiri. Non i canonici “succhia sangue” che solitamente abitano all’interno di castelli medievali, ma due entità distanti ed allo stesso tempo vicine. L’uomo vive in una fatiscente casa piena di strumenti musicali, mentre la sua compagna Eve, dimora in una stanza di Tripoli, circondata da libri e fotografie, che come guerrieri silenziosi osservano immobili l’eterno amore trascorso.

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La storia si dipana quasi sempre all’interno di spazi chiusi. Forse per cercare di ricreare un nuovo spazio paradisiaco ed irraggiungibile in cui i due sopravvivono bevendo sangue puro e non contaminato; perché la nuova frontiera del vampirismo si ricerca nel sangue artificiale non in quello sporco degli zombi.

Quasi tutta la pellicola é incentrata sull’approccio apatico che i due amanti hanno nei confronti dello scorrere del tempo. Il ripetersi sempre uguale dei giorni e delle notti che passano. I loro viaggi in macchina dentro ad una Detroit post crisi sempre più abbandonata e decadente, mentre sullo sfondo scivolano le grandi personalità del mondo dell’arte che si muovono come fantasmi ormai dimenticati tra le pieghe della storia.

Due fiori rotti, per sempre uniti come atomi storti dentro all’equazione di Dirac.

All’interno del quale: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.

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La maledizione dell’immortalità del corpo. La solitudine di un eden fatto di oggetti sonori ed altrettanto spesso muti. L’abbandono di un’America ormai decadente così come decadenti sono diventate le persone che l’hanno creata.

Due personaggi in cerca d’autore, abbandonati ai due capi del mondo: il dottor Faustus, l’ignoranza, la corruttibilità degli uomini, l’incapacità di conformarsi all’interno di un mondo ormai troppo diverso o troppo uguale.

Una riflessione acutissima ed amara quella di Jarmush sul viaggio lunghissimo e breve che accompagna la lenta morte.

La bellezza dell’immortalità che si schianta contro la noia del viaggio, così come accade ad Adam; eroe ormai stanco di vivere, in un mondo che ha già troppe volte visto.

Perché solo gli amanti sopravvivono, nello spazio esangue, dell’equazione di Melies.

(∂ + m) ψ = 0”

Christian Humouda


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