Partiamo dall’idea che a nessuno frega niente delle pessime pubblicità Barilla e Mulino Bianco. Nessun omosessuale, sino ad ora, ha chiesto la presenza di famiglie omosessuali all’interno della pubblicità. Dovrebbero esserci come tutto ciò che riguarda la società ma se un’azienda non vuole inserire l’elemento gay friendly non interessa nemmeno a noi. Certo, e parlo per me, se devo comprare qualcosa e mi trovo davanti due aziende di qualità uguale prediligo l’azienda che ha a cuore i diritti di tutte le persone. Nessuno è andato dal signor Barilla a chiedere che nel mulino bianco ci siano i gay, le lesbiche e le persone trans. C’è già Banderas che ha fatto un sacco di film con Almodovar e direi che basta a tutte/i.
Non è quindi in discussione il marketing dell’azienda. Barilla e Il Mulino bianco propongono degli stereotipi da favola molto vicini a quelli degli anni 50. Nel Mulino che vorrei non sono esclusi sono gli/le omosessuali. Sono esclusi, per esempio, anche i/le divorziati/e, i/le single, i padri e le madri single. I bambini sono tutti biondi con gli occhi azzurri, le mamme e i papà tutti sorridenti, vivono tutti in case da sogno e hanno addirittura il tempo di fare colazione (quante famiglie si siedono a tavola tutti insieme, la mattina, per fare colazione?). Pubblicità mi direte voi. Vero. Proprio come quella della Barilla con lei che sale sull’aereo e fa finta di essere incinta, con la complicità del compagno, pur di farsi fare un piatto di spaghetti. I soliti italiani “li mortacci vostri” pronti a truffare il prossimo per un piatto di pasta.
Quello che Barilla ha detto alla trasmissione radiofonica La zanzara non è questione di libertà di pensiero o di scelte di marketing. È questione di ignoranza. Tutti i detrattori, oggi, stanno dando degli illiberali agli omosessuali perché attaccano la libertà di pensiero ma sostenere, come ha fatto Barilla, che:
“Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca” va, di fatto, contro le persone omosessuali. Barilla è liberissimo di non inserire l’elemento omosessuale ma arrivare a dire che a lui piacciono solo le famiglie eterosessuali e che se i gay non sono d’accordo possono anche mangiare altre marche non è semplicemente esprimere un’opinione è mettere in evidenza un sottile razzismo. Ne staremmo parlando se Barilla avesse detto che non ci saranno mai coppie miste nelle sue pubblicità perché a lui piacciono solo le coppie bianche? O se avesse detto che non ci saranno mai coppie di religione ebraica perché a lui piacciono solo le coppie cattoliche? Io direi proprio di no, se avesse affermato questo sarebbe scoppiato uno scandalo di dimensioni immense. Invece, dal momento che si parla dei soliti omosessuali frignoni, tutto è lecito.
La verità è che per troppo tempo ci siamo lasciati mettere i piedi in testa. Boicottare Barilla non è un atto di prevaricazione, boicottare Barilla significa non comprare prodotti di un’azienda il cui leader afferma che può tranquillamente fare a meno della fetta di mercato omosessuale. Barilla può avere le idee che vuole ma io posso decidere di boicottare in base a quelle idee. Da un’azienda pretendo un buon trattamento nei confronti di tutte/i le/i dipendenti e pretendo qualità. Stop. Ora mettetevi per un attimo nei panni della persona omosessuale che lavora in Barilla. Voi come vi sentireste?
Marino Buzzi
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