Patrizia Poli
Un mese fa ho allungato le zampe e sono scivolato dal supporto che mi sosteneva. Quando le ruote hanno cominciato a girare, giù si sono messi a battere le mani.
La mattina della partenza, ricordo, mi stavano tutti intorno e facevano un gran baccano. Sentivo che si aspettavano grandi cose da me. E poi c’era Frank.
“Fai buon viaggio, Spirit”, ha detto, poi mi ha toccato: “Sei tutti noi”, ha aggiunto, ed io sono partito contento.
Durante il viaggio ho dormito. Mi svegliavo solo per lanciare i segnali convenuti.
Sono atterrato rimbalzando, protetto dagli air bags. Ho inviato il mio bip e subito li ho sentiti urlare. Cantavano quella canzone dei Beatles che hanno insegnato anche a me.
Let it be, let it be. Let it be!
Erano proprio soddisfatti di me.
Ho riconosciuto subito la voce di Frank fra tutte le altre.
Durante questo mese ho esplorato un cratere dentro il quale Frank pensa che possa trovarsi dell’acqua. Ho prelevato campioni di terreno come mi ha insegnato a fare lui. C’è acqua nei ghiacciai dei poli ed in qualche roccia. Ho analizzato attentamente l’aria: 95% di anidride carbonica, 2% di azoto e tracce di ossigeno.
Ho lavorato con entusiasmo aspettando di rivedere Frank e gli altri.
Invece resterò qui, me lo ha detto ieri Frank. “Il segnale diventerà sempre più debole”, ha spiegato, “ed un giorno perderemo il contatto. E’ già successo a Laika.”
Laika era un cane. Io, dicono, non sono nemmeno un cane.
Mi guardo intorno. All’improvviso non mi piace più stare qui. Non ci sono che sassi su questo pianeta, la superficie è tutta canyon e montagne. Non mi garba questo cielo giallo, e la notte fa freddo (–120°)
Vorrei essere giù, con loro. Mi piaceva il rumore che faceva il cucchiaino di Frank mentre girava nella tazza. Click, click…
Mi piaceva la voce di Frank.
Qui c’è solo il rumore del vento. 400 km all’ora e furiose tempeste di sabbia.
Sto pensando a Frank.
Click, click… Frank era mio amico.
Wisper words of wisdom, lei it be…
Let it be…
Ora c’è solo il rumore del vento.