Solo un’Europa sovrana può dialogare con la Russia

Creato il 02 giugno 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Proponiamo di seguito il discorso che John Laughland ha tenuto presso la sede della Rappresentanza della Commissione Europea a Roma, nell’ambito della conferenza “Russia ed Europa: le prospettive di un dialogo” di giovedì scorso, 24 maggio 2012. Laughland è direttore dell’Institut de la Démocratie et de la Coopération (IDC) di Parigi, filosofo e saggista britannico; ha insegnato alle università Paris-III e San Pio V di Roma.   Siamo oggi riuniti all’occasione di due anniversari importanti, il bicentenario dell’invasione napoleonica della Russia nel 1812 e il giorno dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungeria nella Prima Guerra Mondiale nel 1915. Il tema della memoria storica delle grande guerre, e in particolare di quelle del ventesimo secolo, è una specialità del nostro Istituto di Parigi. Vorrei oggi sottolineare un aspetto trascurato della Campagna di Russia del 1812, un aspetto proprio ideologico che mi sembra pertinente ai problemi di oggi fra l’Europa e la Russia. Nel marzo 1812, mentre preparava l’invasione, Napoleone ha scritto una lettera a Joseph Fouché, duca d’Otranto, spiegando i suoi motivi: Pensi alla guerra contro la Russia come a una guerra del buon senso, per i nostri interessi e per la pace e la sicurezza di tutti … Abbiamo bisogno di un codice europeo, di una corte europea di cassazione, di una moneta unica, degli stessi pesi e misure, delle stesse leggi. Devo fare un solo popolo di tutti i popoli dell’Europa. Ecco, Signore, l’unico esito che mi conviene. Per Napoleone, l’invasione della Russia era un passo indispensabile per la realizzazione dell’unità europea. Per creare un Europa unita, Napoleone sentiva il bisogno imperativo di sconfiggere una Russia troppo grande e troppo potente. Per Napoleone, come per Hitler 150 anni più tardi, la Russia doveva essere emarginata dall’Europa affinché il continente si unificasse. Questo sogno di un’Europa unita senza la Russia ha ispirato anche i filosofi, sopratutto tedeschi, del Settecento e dell’Ottocento. Quando Novalis o Fichte parlavono dell’età dell’oro in cui l’Europa medioevale era unita, facevano sempre astrazione di quell’Europa di eredità bizantina, cioè dell’Europa greca e slava all’Est. Evocavano un’Europa mitica, un’unità della Cristianità, dimenticando che l’unità della Cristianità era stata definitivamente rotta già all’alba del secondo millennio, e dimenticando che, per la mente medioevale, l’unità della cristianità non era una unità solo terrena o politica fra gli Stati, come pensavano i tedeschi dell’Ottocento, ma sopratutto una unità escatologica, metafisica, spirituale non solo delle chiese e delle nazioni ma anche della terra con il cielo; quindi, ovviamente, includendo anche Bisanzio e l’ortodossia all’Est. Oggi riscontriamo la stessa logica. L’Unione Europea, basata sulla memoria dell’Impero Romano – nel senso che il trattato proprio di Roma nel 1957 creo la Comunità Europea – è un prodotto proprio della Guerra Fredda e della divisione dell’Europa in due, quindi senza la Russia. L’unità dell’Europa Occidentale era possibile solo perche questa parte del continente si trovava sotto dominazione nordamericana. Dopo il crollo del comunismo e dell’Unione Sovietica, si parlava molto della possibilità di realizzare finalmente l’unità europea ma non si parlava mai di includere la Russia in questo progetto. O piuttosto – questo è fondamentale – non se ne parlava mai nel contesto dell’Unione Europea, ma unicamente nel contesto del Consiglio d’Europa. Infatti, la Russia è entrata nel Consiglio d’Europa già nel 1996 e rimane a oggi un membro a pieno titolo pieno di questa prima organizzazione paneuropea creata nel 1949. Qual è la differenza fra il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea? La differenza è fondamentale. Il Consiglio d’Europa, nonostante le attività spesso esagerate della Corte europea dei diritti umani, è essenzialmente un’organizzazione inter-governativa. Promuove l’unità europea senza comunque negare la sua diversità nazionale. L’unità, in questo senso, non è uniformità. L’Unione Europea, invece, è un’organizzazione a vocazione sovranazionale che vuole superare le unità naturali dell’Europa che sono le nazioni per sostituire a queste una struttura di tipo tecnocratico e postmoderno. In una tale struttura la Russia non potrà mai entrare, e non solo perche è troppo grande. Questa differenza fondamentale spiega la ragione per cui stiamo pensando, oggi ancora, venti anni dopo la fine della Guerra Fredda, alle “prospettive” di un dialogo fra l’Europa e la Russia, mentre questo dialogo fra l’UE e la Russia avrebbe dovuto cominciare subito nel 1991 e mentre esso esiste già, pienamente, nel seno del Consiglio d’Europa. In altri termini, è proprio il progetto sovranazionale, cioè antinazionale, dell’Unione Europea che non solo sta distruggendo l’Unione Europea stessa con la crisi dell’euro, ma che anche rende impossibile un rapporto ragionevole con la Russia. Il fatto che siamo oggi gli ospiti proprio di quest’Unione Europea non dovrebbe offuscare questo fatto ovvio. La sovranazionalità dell’UE non è solamente una considerazione filosofica. E’ anche un fatto reale. L’UE non è la sola istituzione occidentale ad adottare i principi della sovranazionalità dopo la fine della Guerra fredda. La NATO ha fatto esattamente la stessa cosa. Almeno dopo l’attacco contro la Jugoslavia nel 1999, ma anche con il suo Nuovo Concetto Strategico adottato al vertice di Lisbona nel dicembre 2010, la NATO ha oggi una vocazione chiaramente sovranazionale. Si è dotata della responsabilità di proteggere i diritti umani nel mondo intero, in paesi che non si trovano per niente nella zona tradizionale dell’Alleanza, ad esempio in Afghanistan o in Libia. Non dobbiamo mai dimenticare che esiste una quasi identità fra la strategia e la filosofia dell’Unione Europea e quella della NATO. Le due organizzazioni di Bruxelles, in verità, sono due facce della stessa medaglia. Sono due creazioni degli Stati Uniti nella Guerra Fredda che sono state rafforzate, e non dissolte, dopo il crollo del nemico all’Est. Sono state rafforzate ideologicamente, geograficamente, e politicamente. La NATO si è dotata di nuovi poteri, l’UE si è dotata di una nuova moneta che doveva rafforzarne la potenza sulla scena internazionale. Le due vanno insieme: nel 1999, l’anno della creazione dell’euro, del cinquantesimo anniversario della NATO, e dell’attacco alla Jugoslavia, uno stratega tedesco ha detto che la vittoria su Belgrado era “un euro militare”. L’UE e la NATO vanno insieme non solo dal punto di visto della loro filosofia comune ma anche istituzionalmente. Basta leggere il trattato di Lisbona che dice in termini molto chiari che la politica di sicurezza e di difesa comune dell’Unione rispetta gli obblighi derivanti dal Trattato del Nord-Atlantico per gli Stati membri che ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite l’Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico, che resta il fondamento della difesa collettiva dei suoi membri, ed è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto. Nello stesso trattato i membri dell’UE si dicono convinti che un ruolo più forte dell’Unione in materia di sicurezza e di difesa contribuirà alla vitalità di un’Alleanza atlantica rinnovata. E nel suo comunicato di stampa dopo il vertice di Lisbona in novembre 2010, la NATO ha sottolineato che La NATO e l’Unione Europea sono determinate di migliorare la loro “partnership strategica”. Non abbiamo il tempo oggi di approfondire le ragioni per cui gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno voluto imporre una pace cartaginese su una Russia che aveva comunque iniziato il processo che è sfociato nella fine della Guerre Fredda. Ma la conclusione mi sembra inevitabile: come aveva ben capito il generale de Gaulle, non ci sono prospettive di vero dialogo fra l’Europa e la Russia finché con il termine “Europa” si capisce la sola Unione Europea, finché quest’Unione Europea rimane fissata sul suo progetto sovranazionale – un progetto che la conduce in un vicolo cieco se non alla distruzione – e finché l’Europa non si libera dalla sua attuale tutela nordamericana, riprendendo così la sua sovranità attraverso quella delle sue nazioni.

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