“Quando la notte è così buia da non scorgere il proprio naso,
siatene certi, l’alba è molto vicina”.
In astronomia il solstizio rappresenta il momento in cui il Sole raggiunge il punto di declinazione massima o minima, positiva a giugno (solstizio d’estate) e negativa a dicembre (solstizio d’inverno). Questo fenomeno è causato dall’inclinazione dell’asse terrestre e subisce, ogni anno, un ritardo di circa sei ore. Per questo motivo ogni quattro anni il nostro calendario aumenta di un giorno, dando luogo al cosiddetto anno bisestile. I solstizi, proprio a causa di queste oscillazioni, possono cadere il 20 o il 21 giugno (estate) e il 21 o il 22 dicembre (inverno).
In un discorso più generale la storia dell’uomo ci testimonia che il solstizio d’Inverno, è un momento da sempre appartenuto alla spiritualità di tutte le filosofie del mondo. Questo avvenimento iniziò, infatti, ad essere celebrato dai nostri antenati: presso le costruzioni megalitiche di Stonehenge, in Gran Bretagna, in Irlanda in Iran, e nella Val Camonica, in Italia, già in epoca preistorica e protostorica.
Nella letteratura e nella filosofia, esso, ispirò Eraclito di Efeso e fu cantato da Omero e da Virgilio. Intorno al 22 Dicembre, quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si
Il filo conduttore di questi pensieri è la convinzione che nella notte di solstizio si compie la rinascita solare come simbolo di una rigenerazione cosmica, in cui il Sole e la Luce sono associati all’idea d’immortalità dell’uomo, che opera la sua seconda nascita spirituale, sviluppando e superando il proprio stato sottile. In questo momento è possibile accedere al deva-yana o “via degli dei” della tradizione indù: la strada dello sviluppo sovraindividuale.
Anche nei tarocchi la lama del Bagatto è ciò che meglio identifica tale rinascita poichè essa simboleggia la vera essenza dell’uomo, la cui missione è conseguire l’unione fra spirito e materia. L’uomo, uscendo dalla Caverna
Ben sappiamo che il macrocosmo è riscontrabile nell’organismo dell’uomo
come microcosmo e dunque troveremo l’apertura dall’ombra alla luce, la rinascita, nel centro energetico che si trova sulla sommità del capo: il chakra della corona, il kether della Sefiroth. E’ questo il settimo livello del sistema dei chakra e corrisponde a ciò che nella Cristianità viene indicato come il settimo cielo: è’ lo stato di consapevolezza della libertà assoluta, la sede del Creatore. Secondo gli indù al chakra della corona si fondono la Prakriti , la sostanza primordiale, e il Purusha, lo spirito, l’essenza. Nel percorso rettilineo l’illuminazione, dunque, penetra in noi dalla sommità del cranio, come, secondo i rituali operativi massonici, sulla sommità del cranio di ogni uomo è sospeso il filo a piombo del Grande Architetto.