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Somalia / Annalena Tonelli missionaria laica attiva in contemplazione

Creato il 04 febbraio 2012 da Marianna06

Il ricordo della figura di Annalena Tonelli riguarda, senza dubbio,  sopratutto il mondo cattolico che s'interessa di missione alle genti.

Di "missione" cioé  nel lontano.

Ed è anche  un ricordo indelebile nella memoria dei forlivesi, i suoi concittadini, che l'hanno vista impegnata per gli "ultimi" della sua stessa città natale, giovanissima, appena subito dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza.

E ancora é  senz'altro un ricordo per quei somali di Wajir, che hanno avuto conforto, assistenza e cure da lei, anni addietro,prima che una mano omicida, quella di un guerrigliero locale, interrompesse la sua "missione" proprio in Somalia, a Borama.

E'un ricordo "forte" poi anche  per me, per il suo impegno di missionaria laica nel nord-est del Kenya, mai restia ad assumersi  in prima persona compiti impegnativi in contesti difficilissimi.

 E naturalmente  perché donna  di grande fede tout court.

 Wajir, un autentico deserto, una terra terribilmente inospitale,allora e oggi,  è stata inoltre per me, in effetti, la prima realtà d'Africa di cui ho avuto notizie in diretta, io allora ventenne universitaria, attraverso  il famoso"medico più solo dell'Africa".

 C'è del sentimento.E le analogie sorgono spontanee.

Ma ritornando ad Annalena Tonelli,testimonianza seria di fede, di speranza e di carità, per come questi valori vanno rettamente intesi alla luce del Vangelo,si può senza ombra di smentita dire che era una contemplativa in azione.

E non immaginatevi, per carità, la stereotipa figurina della "pia donna", che lucida con le sue ginocchia balaustre di altari o scorona rosari da mattina a sera, anche se preghiera e contemplazione sono al centro della suo stesso essere persona.

Qui sta, infatti, la difficoltà per il non credente quando egli deve provare ad inquadrare una personalità del genere.E lo si capisce in un certo senso, visto che i luoghi comuni su fede e missione cattolica sono, purtroppo, piuttosto duri a morire.

Si pensa ancora oggi, per mancanza di conoscenza , al missionario"colonizzatore" e paternalista.

E niente è più sbagliato.

Ebbene, a proposito di preghiera e  di contemplazione, Annalena aveva edificato nel deserto di Wajir appunto (città del nord-est del Kenya la cui popolazione è tuttavia in prevalenza somala), non lontano dalla sua casa, una torre dove raccogliersi in preghiera, di giorno o di notte, quando ne avvertiva il bisogno.

Un eremo, in poco parole.

Ma dall'eremo usciva e anche subito, se chiamata, per andare nella "maniata" a curare con dolcezza i suoi tubercolosi o a correggere con la fisioterapia i corpi sgraziati di alcuni bambini, che le venivano portati dalle mamme, perché lei li curasse.

Contemplativa in azione ,insomma.

Del suo eremo lei stessa, la Tonelli ,nel 2003, che è  stato poi l' anno della sua morte, scrive nel suo diario:"Giorno bello e benedetto per me oggi,perché sono cinque mesi che Dio mi ha fatto dono dell'eremo, della solitudine ai suoi piedi.Io canto la mia gratitudine a Dio la notte e il giorno e piego la testa felice.Intanto la Somalia è là, come lo sono i poveri del mondo.A loro tornerò (era stata diffidata dal farlo, infatti, dal governo kenyota proprio perché aveva preso le difese della popolazione di Wajir,nord-est del Kenya e somala, ingiustamente vessata), perché sono parte del mio essere.Anche ora sono tutti con me.La cosa meravigliosa dell'eremo è che le pareti si dilatano all'infinito, e tutti, proprio tutti, possono entrare e c'è posto per altri ancora".

Questo dunque è il senso della preghiera se fare "missione" vuole essere autentica testimonianza del Vangelo, tradotto in vita vissuta per gli altri e con gli altri.

Eremo e non eremo.  Africa e non Africa.

Eremo può essere anche, volendo, il silenzio della nostra stanza o un angolo del nostro giardino, se lo possediamo.

L'Africa ha tanti bisogni ma c'é anche un'Africa a casa nostra, che ha bisogno e chiede, e noi lo sappiamo bene. 

Perciò basta poco, senza nulla togliere alla santa "rabbia" contro le ingiustizie, all'attivismo operativo da non mandare mai in soffitta e che ci deve, invece, sempre trovare  pronti in difesa dei diritti di chi, magari ,non ha voce a sufficienza per farsi ascoltare.

Concludendo due dimensioni , preghiera e azione, trascendenza e immanenza,che s'intersecano e si sviluppano per dare frutto.

Ovvero per provare a fare il più possibile "bene il Bene".

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Annalebella


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