Sono circa 4 milioni ,se non di più, le persone che si trovano in una situazione di drammatica insicurezza alimentare in Somalia.
Scusate, se mi ripeto, e ricordo nuovamente il disastro umano che si sta verificando laggiù, ma ho tanto la sensazione che, dopo l'annuncio iniziale relativo a tutte le zone del Corno d'Africa coinvolte nel dramma, sia calato il silenzio.
A risvegliare in proposito la nostra memoria ci pensa tuttavia la FSNAU ossia la Food Security Analisys Unit, un'organizzazione promossa dalla Commissione Europea e dall'USAID.
Secondo il sesto Situational Report della Caritas -Somalia la carestia nel Paese ha due cause principali : la scarsità di pioggia delle due stagioni precedenti e la mancanza di una pronta risposta umanitaria.
E qui, senza nasconderci volutamente dietro un dito, le responsabilità del mondo ricco sono davvero enormi.
Le conosciamo bene e perciò non vale neanche la pena di ripetersi.
I cambiamenti climatici sul pianeta non si sono verificati a caso.
Sovente (ma perché fa loro comodo) gli uomini dimenticano che esso, il pianeta Terra, non gli appartiene e che esistono piuttosto oggettive nostre responsabilità ,nel presente e nel futuro, verso gli altri da noi. Vicini o lontani che questi siano.
Si chiama interdipendenza.
Quanto all'aiuto umanitario, che è importantissimo nelle situazioni d'emergenza, non deve divenire però una costante, la stampella senza la quale non si muove un passo.
Quella che tende a marcare il divario tra il ricco,il generoso, che si fa bello donando, e il povero, sottomesso in eterno, costretto invece a chiedere l'elemosina per sopravvivere.
Occorre impegnarsi tutti e tutti insieme piuttosto per cancellare assolutamente questo divario.
E non è impossibile.
La "cosa" si chiamerebbe creazione di una autentica coscienza ecologica.
E non parlo di un'ecologia "libresca", quella cioé fatta di grossi paroloni e di meeting sbruffoni nell'esibizionismo degli attori quanto superflui nei risultati.
Ma di un'ecologia che parta dall'amore per la terra e dal contatto diretto con essa proprio come accadeva ai contadini dei tempi andati.
Questo può salvare il Sud del mondo e, quasi certamente, insieme anche il Nord.
E cancellare definitivamente le emergenze nel mondo conosciuto.
Detto ciò e chiusa parentesi, nell'immediato, e quindi nel 2012, la Caritas-Somalia sta pensando, stando come stanno le cose, di concentrare i propri sforzi in alcuni settori, che essa ritiene strategici.
E cioé il trattamento e la prevenzione delle malattie, specie nella popolazione giovanile e quella dell'infanzia, la richiesta di denaro indispensabile per poter procedere all'acquisto sui mercati di derrate alimentari ,sempre più care, la fornitura di acqua potabile e la creazione di servizi igienici d'emergenza.
Inoltre resta fondamentale l'assunzione di personale sanitario per un sostegno medico e psicologico alle vittime della situazione.
E qui il pensiero corre ovviamente ai bambini, che vivono quest'inferno quotidiano e alle donne che , nella promiscuità dei campi-profughi o degli accampamenti di fortuna, sono vittime di stupri.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)