Considerato il miglioramento della situazione politica interna somala, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso una riduzione dell’embargo sulle armi anche in considerazione di una probabile difesa militare dagli Shabaab, che continuano nelle loro azioni di disturbo al Paese.
La risoluzione è stata votata all’unanimità.
Essa, tuttavia, lascia l’embargo su missili terra-aria, pistole di grosso calibro, obici, cannoni, mine missili anticarro ed equipaggiamenti militari per ricognizioni notturne.
Perché ci fosse una riduzione dell’embargo è stata sopratutto opera persuasiva degli Stati Uniti e non è difficile intuirne le motivazioni.
Il commercio delle armi negli Usa è più che prospero e i produttori sono un’autentica lobbie politica.
Il Consiglio di Sicurezza si è comunque riservato un periodo di tempo della durata di 12 mesi per poter poi fare le sue valutazioni.
Decisamente contraria alla decisione presa sono, semmai, alcuni Paesi europei e anche molte organizzazioni umanitarie internazionali. Inclusa Amnesty International.
Infatti, nonostante una certa stabilità rispetto ai mesi e agli anni passati,in Somalia continuano ad esserci ferimenti e uccisioni tra la popolazione civile, che con l’arrivo di nuove armi, sia pure leggere, sarebbe di nuovo esposta a grossi rischi.
Sappiamo bene,però, che gli affari sono affari, per cui la risoluzione è passata.
C’è solo da sperare che le “cose” per la gente comune non peggiorino più di quanto è già stato in passato.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)