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Non le è riuscito il poker d'assi. E mi dispiace molto. Perchè Sofia Coppola mi ha conquistata da subito. Primo film visto "Lost in Translation" ed è stato amore a prima vista. Poi vidi il primo che realizzò, "Il giardino delle vergini suicide". Infine "Marie Antoinette". Brava, brava, brava.Oggi a Venezia riesco ad accaparrarmi uno degli ultimi (ultimi ultimi eh....ne erano rimasti 6) biglietti per assistere alla proiezione di "Somewhere" che la figlia di Francis Ford presenta in concorso al Lido. Ci sono delle bellissime intuizioni, degli eloquenti silenzi, coraggiosi anche. In film sempre più "parlati", dove tutto si spiega, dove i dialoghi soffocano le immagini, ho trovato ammirevole la scelta di lasciare cullare lo spettatore dalle sole immagini, dai suoni "naturali", da poche parole. Lì c'è il tocco della Coppola, la sua eleganza, il suo romanticismo contemporaneo, delicato, quasi freddo. Purtroppo questo non riesce però a reggere il film. Protagonista un attore (ma sarebbe più semplice parlare solo di un uomo) dalla vita banalmente dissoluta e disorganizzata. Ha una figlia che vede poco e che è il secondo perno del film (la bambina è l'eccezionale Elle Fanning). La prima parte del film funziona bene, è nella seconda che sembra che la regista abbia avuto meno attenzione, meno cura nel definire personaggi e soprattutto trama. Il finale, da non svelare ovvio, è di un retorico e di un banale imbarazzanti. Però, appunto, l'inizio scorre bene. Sofia Coppola riesce come pochi a descrivere "l'intimo" di noi stessi, quello spazio indefinito tra l'ego di un uomo e il carattere che lascia trapelare all'esterno. La regista si prende il suo tempo, realizza lunghe immagini fisse, quasi dei mini piani sequenza, che esprimono bene la fissità del personaggio, il suo soffocante stato d'animo (geniale la scena della realizzazione della maschera per un set).Tra le righe anche l'Italia, uno sguardo non proprio edificante. C'è una cerimonia dei Telegatti (argh!), le Simone silicone Venture, il mondo trash della tv. C'è Laura Chiatti che come attrice non riesce a reggere il confronto con i colleghi americani, nonostante la piccolissima parte.
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